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RICERCHE E CONQUISTE DELLO SCULTORE LUIGI TURATI
di: Enzo Fabiani

Credo che per considerare, conoscere e amare le sculture e i disegni di Luigi Turati artista milanese, sia necessario avere per natura, o conquistato per cultura, una sensibilità particolare: e non già perché le sue opere siano ardue o enigmatiche come concepite, nascenti o nate da chissà quali profumati giardini poetici o fantasiosi: affatto, perché esse sono fiorite e maturate naturaliter, quasi frutti seguiti fin dalla loro nascita, colorazione e maturazione da un sole attento e generosamente benigno, le cui radici sono robuste e profonde, come di pianta che resiste a ogni vento e tempesta. Voglio dire con questi accenni che lo scultore Turati non è intriso di letteratura sentimentale o ideologica: ma è l'artista che, quasi sanissima pianta da frutto, con la sua forza spirituale, culturale e tecnica accompagna il frutto dal suo muoversi nativo fino alla forma esatta, alla precisa identità. [...] È osservando le sue ricerche e risultati che si comincia a capire i suoi metodi, avvertendo nel contempo che a far da lievito alla sua attività creativa qualche segreto c'è, indubbiamente. Di cui Turati amabilmente ci da spiegazione nei suoi appunti di lavoro, che via via formano un documento chiarificatore quanto mai prezioso e utile per capire la nitida opera e la personalità davvero rara di questo singolare artista. Qualche esempio da una specie di "Diario" tecnico-sentimentale, iniziato una ventina di anni fa, e in cui, ad esempio, si può leggere:"Ricordo di bambino: la fessura di una vecchia persiana sbarrata, unico spiraglio di luce che illumina un ambiente cadente, quasi abbandonato e che spinge l'immaginazione al di là, verso un mondo prima sconosciuto, risvegliando così la fantasia di me bambino: Milano 1984"; eppoi "Albero della vita", che dice "Una vita senza speranze è come un albero senza germogli: muore. Milano 2004" che potrebbe richiamarci l'affermazione di Leonardo, che dice "L'uomo è un albero arrovesciato..." E interessanti, e chiaramente esposte, sono certo anche le note teoriche e di riflessione, come questa scritta a Milano nel 1983: "Il vuoto diventa volume stringendo in una mano un pezzetto di creta così da ottenere una forma fatta di poche linee in armonia tra di loro. Si può fare un parallelo con un concetto altrettanto astratto: l'amore che si manifesta nella semplicità, nella chiarezza e nell'armonia delle piccole cose. Anche se può sembrare difficile in un mondo così tormentato, l'importante è accettare questo risultato perché se non si riesce a farlo troveremo solo il VUOTO". Eppoi: "Vi svelo questo mistero: spesso utilizzo dei fogli di cera rigida da odontotecnico e tagliando, piegando e arrotolando, da un semplice foglio riesco a trasformare un materiale piatto come un foglio di cera da 2-3 mm. In una forma dalle linee e dai volumi molto decisi. Questa è una delle tecniche che amo di più e la paragono a uno schizzo col carboncino o con la sanguigna per un pittore. Spesso la rapidità nel riuscire ad ottenere una forma e delle linee che danno una freschezza e libertà che lavori su cui si passano anche mesi non possono consentire. Queste che mi danno brevi momenti di libertà e mi fanno sognare". Gli scritti di Luigi Turati meriterebbero un saggio per la loro vivacità, esattezza e intelligenza espositiva, che ci fanno capire qual è la struttura delle sue opere, ed insieme vedere e sentire quella forza che potremmo definire la "polpa musicale", cioè la forma che costituisce ed è l'opera stessa. [...]


Con entusiasmo ho deciso di esporre a Como presso l'amico Michele Caldarelli dopo una assenza di più di 5 anni dalla mia ultima personale a Vigevano. Durante questo periodo, ho continuato la mia ricerca addentrandomi sempre più nel mondo vegetale. Fin da ragazzo ho amato le piante e la natura, nell'ultimo decennio mi sono appassionato alla coltivazione e creazione di bonsai. Proprio questa passione mi ha spinto a cercare di rendere scultura un qualcosa che di fatto a prima vista può sembrare opposto al comune pensare, cioè che la scultura sia principalmente "volume". In questa esposizione presento le tre fasi della mia ricerca. Nella prima fase mi sono dedicato allo studio di forme leggere e fantastiche accostando ad elementi reali parti irreali. Ho utilizzato spesso come materiale il bronzo che permette di ottenere anche spessori molto sottili e aerei. Successivamente sono passato a forme composte da materiali diversi. Ho utilizzato il legno affiancandolo ad un elemento in bronzo indipendente, così da dare all'osservatore la possibilità di posizionarli in diversi modi tanto da ottenere risultati sempre nuovi. Nell'ultima fase ho rivolto il mio interesse verso lo studio di piante grasse utilizzando terre colorate, marmo e alabastro. Questi soggetti mi hanno permesso di recuperare anche la ricerca sui volumi e riportare il mio lavoro su binari più tradizionali. Grazie a un incontro avvenuto tramite un collezionista d'arte, ho conosciuto Marco Negri un suo amico, bravo fotografo con il quale sono entrato subito in sintonia e al quale ho proposto di partecipare alla mostra presentando una sua selezione. Ritengo molto interessante che sia riuscito a sviluppare un percorso di ricerca su una singola scultura aspirandone l'anima.

Luigi Turati


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