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Autoritratto ovvero colpo
di fulmine L'amante di se stesso può rischiare la sterilità, non generare fantasia ma all'opposto autoavvitarsi sul tumulto vitale. Il primo tratto di distinzione introdotto da Guga-Zunino (alias Vergine di Norimberga o Vergine rosa, Fumatrice di ricordi o Colpo di fulmine), è un'ironia insinuante e smaliziata, con un ritmo discendente e ascendente, un qualche incandescente pullulare delle tinte che sfora in un misto di serietà e divertissement, di misura e dismisura. Il colpo di fulmine e il corpo a carcassa Tal quale il corrugante, reboante allitterarsi dei crescendo rossiniani. L'apparente idolatria del se produce infine il tumulto delle cose e il tormento del mondo, dentro cui precipita il soggetto. Che tuttavia rinasce separato da quel magma nei medaglioni visivi e quasi oggettivato in quella sua dimensione, aggrumato nelle pose e fattezze o meglio ancora funzioni volta a volta assunte. In definitiva, l'eccesso di egocentrismo a misura in cui la contemplazione si prolunga e sfugge alla misura, genera l'oggettività. Non sarà sfuggito agli studiosi e agli ammiratori dell'arte di Guga-Zunino, il fatto che le didascalie delle opere insistono sul lemma dell'Autoritratto, sforando però conclusivamente {nella seconda parte del titolo) su un'altra compagine di concetti: Autoritratto ovvero col favor delle tenebre; Autoritratto ovvero la fumatrice di ricordi; Autoritratto ovvero l'isola d'oro. La fantasia apre le porte meglio di ogni grimaldello o maniglia. Onde: Autoritratto ovvero la porta segreta. Floriano De Santi Dal saggio critico "La donna-Narciso di Renata-Guga Zunino" nella monografia "Autoritratto ovvero colpo di fulmine" edita in occasione della mostra dell'Artista all'UBS Palazzo Mercurio Chiasso 1998 |
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