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Autoritratto ovvero colpo di fulmine
di Floriano De Santi

L'amante di se stesso può rischiare la sterilità, non generare fantasia ma all'opposto autoavvitarsi sul tumulto vitale. Il primo tratto di distinzione introdotto da Guga-Zunino (alias Vergine di Norimberga o Vergine rosa, Fumatrice di ricordi o Colpo di fulmine), è un'ironia insinuante e smaliziata, con un ritmo discendente e ascendente, un qualche incandescente pullulare delle tinte che sfora in un misto di serietà e divertissement, di misura e dismisura.

Il colpo di fulmine
è folgorante
arriva inatteso
ti spiazza e di peso
ti getta nel magma
il sigma ti squassa

e

il corpo a carcassa
soccombe e sprofonda
e tutto rimbomba.

Tal quale il corrugante, reboante allitterarsi dei crescendo rossiniani. L'apparente idolatria del se produce infine il tumulto delle cose e il tormento del mondo, dentro cui precipita il soggetto. Che tuttavia rinasce separato da quel magma nei medaglioni visivi e quasi oggettivato in quella sua dimensione, aggrumato nelle pose e fattezze o meglio ancora funzioni volta a volta assunte. In definitiva, l'eccesso di egocentrismo a misura in cui la contemplazione si prolunga e sfugge alla misura, genera l'oggettività. Non sarà sfuggito agli studiosi e agli ammiratori dell'arte di Guga-Zunino, il fatto che le didascalie delle opere insistono sul lemma dell'Autoritratto, sforando però conclusivamente {nella seconda parte del titolo) su un'altra compagine di concetti: Autoritratto ovvero col favor delle tenebre; Autoritratto ovvero la fumatrice di ricordi; Autoritratto ovvero l'isola d'oro. La fantasia apre le porte meglio di ogni grimaldello o maniglia. Onde: Autoritratto ovvero la porta segreta.

Floriano De Santi

Dal saggio critico "La donna-Narciso di Renata-Guga Zunino" nella monografia "Autoritratto ovvero colpo di fulmine" edita in occasione della mostra dell'Artista all'UBS Palazzo Mercurio Chiasso 1998

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