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L'Uomo, il Corpo e l'Universo
di Luigi Viazzo
"Corpo celeste" è la parola che astronomi e
astrofili utilizzano per indicare gli oggetti che popolano il nostro
cielo dai più vicini e quotidiani - il Sole e la Luna - fino
a giungere alle galassie più remote e distanti da noi.
L'idea di un corpo tanto grande da comprendere al suo interno l'intero
universo ha da sempre affascinato l'uomo. L'immagine di un grande vecchio
con una lunga barba e una bacchetta magica, con cui tirare gli invisibili
fili che collegano le varie parti del cosmo, fa da sempre parte dell'immaginario
collettivo.
Ma l'identificazione fra uomo e universo, quindi fra macrocosmo e microcosmo,
affonda le proprie radici nel pensiero platonico. Nel Timeo il grande
filosofo greco indicò infatti uno stretto parallelismo fra il
corpo umano e l'Universo e quindi i quattro elementi che, secondo gli
antichi, davano forma al nostro mondo. Lo scheletro era paragonato alla
terra, il sangue all'acqua, l'apparato respiratorio all'aria e la testa
al fuoco. Il cranio, sede dell'intelletto e dell'anima, era sferico.
E la sfera rappresentava per i platonici e gli aristotelici la forma
perfetta.
Dopo il periodo medievale, l'analogia fra uomo e cosmo tornò
in auge nel periodo rinascimentale. L'Universo fisico fu considerato
un essere vivente, una creatura animale che ne comprendeva al suo interno
altri, quali i corpi celesti. Su questi vivevano altre creature animali,
tra cui l'uomo.
Il nostro pianeta era considerato alla stregua di un grande essere vivente:
le piante erano i suoi peli, le foreste i capelli, il legno le ossa,
i fiumi sotterranei il sangue, mentre le miniere e le caverne erano
paragonate alle cavità uterine da cui sbocciavano gemme e cristalli.
Da questo stretto rapporto fra microcosmo e macrocosmo nasceva la possibilità
di compiere azioni a distanza. Maghi e stregoni ritenevano che i fenomeni
magnetici confermassero questo principio. Da queste teorie prese piede
la medicina astrale. Il corpo umano era considerato, infatti, una grande
mappa cosmica, in cui ogni singolo organo corrispondesse ad un preciso
segno dello Zodiaco.
Anche il nostro Sistema Solare fu spesso rappresentato come un grande
essere vivente. Sulla sua testa brillava il Sole, nella mano sinistra
la Luna, e in quella destra Giove. Venere, era posto sul torace, al
posto del cuore poiché era il pianeta dell'amore, mentre sulla
vita si trovava Marte, il pianeta della guerra dal simbolo fallico che
identifica il genere maschile. Il simbolo di Venere era invece sinonimo
di donna. Mercurio, il veloce messaggero degli dei, stava sulle ginocchia
- dalle quali si sprigionano le energie che permettono di correre -
mentre sulle caviglie trova posto Saturno, il pianeta più distante
dal Sole e quindi dalla testa.
E tutti i principali corpi del nostro Sistema Solare sono stati identificati
dai popoli dell'antichità con le loro divinità principali.
Il corpus mitologico più completo giunto a noi appartiene ai
Greci.
Partendo dal centro del nostro sistema Sole, incontriamo la stella che
ci dona, giorno dopo giorno, luce e calore: il Sole, il Dio Elio - figlio
dei titani Iperione e Tea - dalla bellezza sfolgorante e col suo occhio
di luce che percorreva il cielo ogni giorno da oriente verso occidente.
Identificato talvolta anche con Apollo - figlio a sua volta di Zeus
(Giove per i Romani) e Leta - compiva le sue corse celesti su un carro
trainato da destrieri dorati.
Lasciata la stella del giorno, ecco il pianeta fantasma Vulcano - il
greco Efesto, figlio della coppia reale dell'Olimpo, Zeus ed Era, nonché
fabbro degli dei - si incontra Mercurio, il Dio Hermes, figlio sempre
di Zeus e della Pleiade Maia. Data la sua grande vicinanza al Sole,
il pianeta si muove molto velocemente in cielo. Fu così soprannominato
il messaggero degli dei. Il corpo celeste successivo che incontriamo
è Venere, l'astro della sera o del mattino dalla luce fulgente.
Il pianeta è dedicato ad Afrodite, dea della bellezza, nata sulle
coste dell'isola di Cipro dalla schiuma marina fecondata dal seme dell'evirato
Urano. Dopo Venere giungiamo a casa, sulla Terra, il pianeta della Dea
Gea, che prese forma dal Chaos originario e dall'alternarsi del giorno
e della notte. Intorno ad essa ruota il nostro satellite naturale, la
Luna dalla triplice forma e mistero: la vergine Diana - Artemide per
i Greci - con il suo arco da caccia, è la falce crescente, Selene
la Luna Piena, e la triste Ecate la Luna Nuova. Il mito di Selene è
legato in particolare ad Endimione il giovane e bel pastorello amato
dalla dea mentre era nel sonno e che, da quel giorno, vive addormentato,
in trance per l'eternità in attesa che, notte dopo notte, Selene
vada a trovarlo.
Lasciate Terra e Luna, incontriamo Marte, il pianeta rosso, dedicato
al dio greco della guerra Ares. Il suo colore cremisi lo fece infatti
associare alla lotta ed al sangue. Figlio di Zeus ed Era, è accompagnato
in cielo da Phobos e Deimos, i due destrieri del carro che usava in
battaglia.
Lasciato Marte alle spalle, ci si imbatte nella grande fascia degli
asteroidi o pianetini, uno sterminato esercito di corpi irregolari che
si trovano fra il "pianeta rosso" e Giove. Anche i più grandi
fra questi corpi hanno il nome di personaggi della mitologia greca:
fra questi ricordiamo Cerere - la dea greca delle messi Demetra, Pallade
- un appellativo della Dea greca Atena o della latina Minerva, Giunone
- l'onnipresente moglie di Giove, Vesta - la dea della famiglia nell'antica
Roma, Ebe - figlia di Giove e Giunone e dea della giovinezza, ed Iride
- figlia della Pleiade Elettra e Taumante e personificazione dell'arcobaleno.
Lasciati gli asteroidi incontriamo il pianeta Giove, il più grande
fra i pianeti del nostro Sistema Solare, dedicato al padre degli dei,
figlio di Saturno e Rea. Il pianeta gigante è circondato da molti
satelliti, ed i principali quattro - scoperti da Galileo con il suo
telescopio - sono dedicati ai suoi grandi amori: Io, Europa, Ganimede
e Callisto. Un altro satellite ricorda in cielo Amaltea, la nutrice
del padre degli dei.
Lasciato alle spalle Giove ecco Saturno, il "signore degli anelli",
che rappresenta in cielo il citato padre di Giove, da lui sconfitto
nella lotta per conquistare il monte Olimpo. Saturno - o Crono per i
Greci - era un titano, creatura dalla grande corporatura e dalla forza
smisurata. E proprio Titano è il nome del più luminoso
fra i suoi satelliti. E ancora ai Titani ed ai Giganti che lo aiutarono
nelle celebri lotte contro la nuova stirpe dell'Olimpo, sono dedicati
alcuni satelliti del pianeta. Fra questi ricordiamo Dione, Encelado,
Giapeto, Iperione, Mimas - Mimante, Teti mentre una luna è dedicata
a Rea, la sfortunata moglie di Crono.
Dopo Saturno si incontra suo padre Urano (il Dio Cielo), sposo di Gea
ed evirato dal figlio quando ne prese il posto sull'Olimpo. Prima di
cedere il passo al figlio Saturno, lanciò una maledizione. Predisse
che anch'egli sarebbe stato spodestato da un suo discendente, e fu così
che Crono prese a divorare i suoi figli, onde evitare che la profezia
si avverasse. Giove però sopravvisse, con la complicità
della madre, e una volta cresciuto cacciò il famelico padre,
dopo aver fatto uscire dalla sua bocca i fratelli.
Lasciato Urano, si incontra Nettuno, pianeta dedicato a Poseidone, fratello
di Giove e re del mare. Dalle profondità del Sistema Solare,
Nettuno fa ondeggiare il suo tridente verso i propri satelliti Tritone
- dedicato a suo figlio creatura per metà uomo e metà
pesce - e Nereide - in onore della stirpe di ninfe di cui faceva parte
la moglie Anfitrite. Dopo Nettuno, ultima fermata del Sistema Solare
a Plutone, il Dio Ade anch'egli fratello di Giove e "signore degli Inferi",
luogo riservato alle anime defunte. Intorno a Plutone orbita il satellite
Caronte , che aveva il compito di traghettare le anime oltre il fiume
Acheronte per portarle nell'oltretomba.
Prima di volare verso le stelle, vale però la pena di ricordare
Chirone, un corpo dalla doppia natura, una specie di mix fra cometa
- uno degli spettacolari corpi ghiacciati che avvicinandosi al Sole
lasciano dietro di sé la celebre e spettacolare coda di gas -
ed un asteroide. La doppia identità di questo corpo celeste crea
un interessantissima connessione mitologica, poiché Chirone era
il celebre capo dei centauri, le mitiche creature metà uomo e
metà cavallo.
Testi di riferimento:
I
miti dello spazio siderale - Luigi Viazzo - Demetra 1998
Atlante
della storia dell'astronomia - Luigi Viazzo - Demetra 1999
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