Archivio Attivo Arte Contemporanea
http://www.caldarelli.it



Una tensione verso il silenzio
Di Floriano De Santi

Fin dai suoi inizi la scultura di Roberto Bricalli nasce dal bisogno di trovare un accordo tra il vago ma tutt'altro che vano ideale di un'eterna poesia ed i nuovi orientamenti intorno ai valori della percezione e della sensazione tattili. La sua indagine creativa gravita su questo dilemma: l'idea morale, il bello-buono platonico, ab antiquo inerente alla figura umana, e la presenza della forma come (per dirla con il Focillon delle Vie des formes) espace-milieu che, come sintesi di spazio e tempo, è la forma di ogni fenomeno, di tutta la realtà. Bricalli pare attratto da una sorta di elefantiasi delle anatomie. Parti del corpo presso che portate all'evidenza del dettaglio, ma poi talmente enfatizzate e ingrandite da divenire imperscrutabili e remote. Esse, dunque, sono lasciate alla loro nuova condizione: abbandonate a uno spazio dal quale vengono inglobate: sono trasformate in reperti archeologici, in schegge della natura e dell'universo, dove il primo aggregarsi o formularsi come virtualità plastica precede il separarsi della storia umana dal ritmo ciclico della natura. Dalle grandi teste su cui sono rilevabili i tratti realmente commendevoli della scultura dell'artista lombardo, si lasciano intravedere gli occhi - quasi due fori straniati, sfuggenti -, i segni della bacca e del naso. Il frammento anatomico, da cui s'innerva l'energia plastica, si muta a poco a poco, un po' naturalmente, in un lacerto cosmico disorbitato. Bricalli lavora sul concreto, ma poi spencola sull'astratto, sul simbolico e sul visionario allo stesso tempo. Nel marmo Corpo del '95 e nel bronzo Volti del '98 v'è una "narrazione", che non è altro se non la storia dell'operazione umana che va ritrovando, nella vitalità stessa della materia, la ragione profonda dell'essere. Qui la massa non è più blocco compatto: i suoi contorni si dilatano fino a disegnare, al limite della struttura plastica stessa, una linea d'orizzonte, e gli avvallamenti, i larghi buchi che la trivellano stanno ad indicare che non v'è più, tra la scultura e l'ambiente, una distinzione di cosa e di spazio capiente, ma lo spazio si apre e traccia le proprie dimensioni nell'interno stesso della massa. Soprattutto nei marmi bianchi di Carrara e di Sivec scolpiti da Bricalli, sembra di avvertire una sorta di penetrazione, di scavo operato da un'idea nel corpo della materia, con un rovesciamento di termini solido/astratto, sostanziale/apparente, fino a costituire un "luogo" che potrebbe alludere inconsapevolmente a un concetto di sprofondamento, di simbolico ri-annegamento. Il problema della relazione di positivo/negativo non è dissimile dalle Reclining figures di Moore. Solo che in Bricalli l'espace-limite del frammento anatomico equivale ad una tensione verso il silenzio, dove ogni vuoto diviene la metafora del grembo materno.

Gennaio 1999 - Floriano De Santi

Torna

Il Copyright © relativo ai testi e alle immagini appartiene ai relativi autori
per informazioni scrivete a miccal@caldarelli.it