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Nani Tedeschi
Un Acquario Latino
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Ausonio
La Mosella, vv. 82-149
(traduzione di Luigi Picchi)
Tu
mihi flumineis habitatrix Nais in oris |
E tu, Naiade, signora delle rive del fiume,
elencami le varie tribù di questo popolo coperto di squame ed enumerami le torme di pesci che formicolano nel limpido alveo di questo fiume ceruleo! Tra le erbe del fondo sabbioso luccica il capitone con le sue belle squame, di carne tenera piena di lische fitte e che bisogna aspettare più di sei ore per servirlo in tavola. Poi c’è la trota dal dorso maculato di rosso e la lasca con le sue spine innocue e timida agli sguardi, guizzante ombra dal nuoto agile. E tu, o barbo, sballottato dalle correnti del Saar serpeggiante, in quel punto dove le sue sei bocche rimbombano tra i pilastri di un ponte dopo essere entrato in un fiume più illustre, ti senti più libero di nuotare. Invecchiando sei più buono da gustare e puoi veramente dire che la tua vecchiaia, unico tra i viventi, è un privilegio. E come tacere te, salmone? La tua carne ha uno splendore purpureo e la tua larga coda fa ben sentire i suoi colpi dal fondo alla superficie, quando il tuo battito impercettibile increspa le calme acque. Il petto corazzato di squame, la fronte liscia, in tavola sei una bella tentazione e anche tu sai sopportare il ritardo di una lunga attesa. Le tue macchie sulla testa e il tuo fianco largo ti rendono inconfondibile. Tu, lampreda, tradita dalla schiuma, già famosa in Illiria e nel Danubio dal duplice nome, sei arrivata persino nel nostro fiume perché nemmeno la grande Mosella non sia priva di un ospite tanto illustre. Di che colore ti ha dipinto la natura! Il tuo dorso, orlato da un semicerchio arancione, è punteggiato di nero e la tua pelle liscia è azzurrina. Sei grassa fino a metà del tuo corpo, poi fino alla punta estrema della coda sei coperta di pelle secca. Nemmeno di te tacerò, pesce persico, gioia delle mense, tu, paragonabile, tra tutti i pesci d’acqua dolce, a quelli di mare, sei l’unico capace di competere con le triglie purpuree. Hai un buon sapore e nel tuo corpo solido tutte le parti sono unite a segmenti, separate, tuttavia da lische. E ora tocca al luccio, chiamato per scherzo con un soprannome “l’abitante degli stagni”, implacabile nemico delle lagnose rane, abile a nascondersi nelle cavità piene di fango e mucillaggine. Questo pesce, non ambito dalle mense, a causa delle proprie esalazioni va bene per le bettole tetre di fumi. Chi non conosce le verdi tinche, le preferite dal popolino, e gli alburni, prede degli ami dei ragazzini e quel cibo da plebe che sono le alose (come sfrigolano sui focolari!)? E chi non conosce te, trota salmonata, che ambigua ti muovi tra due specie, un po’ trota un po’ salmone e che sei catturata in un’età intermedia tra quella dei due pesci? Anche tu, ghiozzo, sarai ricordato in questa rassegna, tu non più grande delle due palme esclusi i pollici, sei proprio grasso, tondo e ancor più lo sei quando sei gravido di uova e i tuoi barbigli sembrano quelli che penzolano dalla bocca del barbo. E adesso tocca a te, storione, un vero macho, creatura del mare (è come se l’olio ateniese t’avesse unto il dorso), mi sembri un delfino di fiume, tanto è maestoso il tuo scivolare tra le onde e tale è lo sforzo con cui spingi il tuo lungo corpo quando piccoli bassifondi o erbe fluviali ti nascondono. Ma se avanzi tra le acque calme, allora sei la star delle rive verdeggianti e dell’azzurra stirpe dei pesci di queste limpide acque. Capita talora che nel vasto e oscuro Atlantico, un cetaceo, sospinto dal vento o dalla sua stessa forza verso la costa, faccia straripare le acque del mare e, sollevando grossi cavalloni, intimidisca i monti limitrofi che si sentono meno alti. La mite balena della nostra Mosella non solo è innocua, ma è un altro vanto del fiume. |
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