Archivio Attivo Arte Contemporanea
Æstetica Magnetica
opere, interventi, documenti per un incontro interdisciplinare.

GALLERIA D'ARTE IL SALOTTO - COMO
MOSTRA NR. 562 ANNO VENTITREESIMO
DALL’8 NOVEMBRE AL 31 DICEMBRE 1987

OPERE E/O INTERVENTI DI :

FILIPPO AVALLE, GIOVANNI BAI, EUGENIO BATTISTI, MIGUEL BERROCAL, REMO BIANCO, DAVIDE BORIANI, ALFONSO CALDARELLI, GIOVANNI D’AGOSTINO, SERGIO DANGELO, ROSA FOSCHI, WALTER FRANCONE, PAOLO GALLERANI, GIOVANNI GARGENTI, HANS J.GLATTFELDER, FRANCO GRIGNANI, WOUT HOEBOER, HSIAO CHIN, ATTILIO MARCOLLI, ANTONIO MASSARI, GALLIANO MAZZON, ADRIANO PARISOT, LUCA PATELLA, ATTILIO PIERELLI, OSCAR REUTERSVÄRD, LINO SALTINI, GIANNI SECOMANDI, GIOVANNI VALENTINI, ARTURO VERMI

VERRANNO INOLTRE PROVOCATI INCONTRI E INTERVENTI ESTEMPORANEI LUNGO L’ARCO DI TEMPO DELLA MOSTRA CHE ILLUSTRERANNO E/O ESTENDERANNO LE PROBLEMATICHE SOLLEVATE DAL TEMA. QUANTO PRODOTTO COSTITUIRÀ’ UN CATALOGO DOCUMENTO

Le immagini tratte dall’opera di ATHANASIUS KIRCHER "MAGNES SIVE DE MAGNETICA ARTE" sono state riprodotte per gentile concessione della BIBLIOTECA COMUNALE di COMO.

"L’OLOVERSO MAGNETICO"
di Michele Caldarelli

La "magnetite", calamita naturale, è un minerale la cui molecola è composta da tre atomi di ferro che ha la proprietà di attrarre, o meglio, di esercitare una forza di attrazione a distanza sul ferro. In modo ugualmente asettico e riduzionistico, benché un po’ più complesso per la presenza di qualche atomo in più, può essere descritta la natura del corpo umano e la sua attitudine alla vita negando l’esistenza dell’anima. Tutto ciò parrebbe giusto e tranquillizzante: se la si nega al ferro, perché concederla al carbonio? Diversamente la pensavano gli antichi e non è detto che avessero torto del tutto.

Di quanto si possa far risalire, nella storia dell’uomo la scoperta della magnetite, non è accertabile con sicurezza. Testimonianze scritte dei Greci, databili attorno all’800 a.C., già ne parlavano e Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) ci tramanda, relativamente all’etimo, come il pastore Magnes scoprì le qualità sorprendenti della calamita naturale quando pascolando il proprio gregge, i chiodi delle scarpe e la punta ferrata del suo bastone si incollarono a terra. Ai pensatori greci non parve necessario spiegare il fenomeno quanto piuttosto inquadrarlo in una certa visione del mondo. Che la calamita possedesse un’anima era idea di Talete e Anassagora e lo fu di molti altri pensatori fino al XVII sec.

Nel Medioevo si guardava alla calamita come prototipo del miracoloso e questa veniva associata, per le sue particolare proprietà, a considerazioni di carattere magico o superstizioso. Se da un lato l’ "Epistola de magnete" scritta da Pietro Peregrino nel 1269 costituisce una rispettabile anticipazione nella sistematizzazione scientifica dei fenomeni magnetici, dall’altro corre parallela la tradizione diciamo così "affettiva" del magnetismo. Abu Muhammad Ali Ibn Hasm (994-1064) insigne scrittore della Spagna araba del X secolo, nel suo "Collare della colomba" aveva utilizzato la descrizione dei fenomeni magnetici come paragone simbolico dell’attrazione di un essere umano verso il suo simile.

Degno di nota è inoltre il comune etimo tardo latino "adamente" (Du Cange) che unisce, nel senso attrattivo e di reciproca indomita fedeltà, il nome della calamita e del diamante, pegno d’amore quest’ultimo, carbonio puro che, come noto, si elettrizza se strofinato. La calamita dei saggi "magnesia", elemento alchemico, trova parallelo e identità nella pietra filosofale e, forse non solo in senso traslato, nell’alchimista e nel corpo. Singolare e di particolare interesse risulta infine il "Magnes sive de magnetica arte" di Athanasius Kircher del 1641 che ripropone suggestivamente il magnetismo come forza universale, regola di ogni rapporto di vita interattivo.

Dal canto scientifico, discriminante e razionale, dopo Peregrino, William Gilbert (1540-1603), l’italiano Giovan Battista Porta e poi molti altri, via via fino a i nostri giorni, hanno liquidato l’anima della calamita. Ma l’intuizione magica del magnetismo aveva pur intravisto qualcosa che la fisica classica, meccanicistica, non ha saputo spiegare adeguatamente. Lo studio dei fenomeni elettrici e magnetici, con le ricerche di Michael Faraday e Clerk Maxwell, sostituì al concetto di forza quello di "campo" di forze, uscendo dai confini della fisica newtoniana. Einstein cinquant’anni più tardi avrebbe riconosciuto i campi magnetici come vere e proprie entità fisiche. Il nuovo modo di concepire la radiazione elettromagnetica e la teoria della relatività speciale (1905) hanno dato l’avvio alla fisica moderna caratterizzando, in seguito, la meccanica quantistica e la teoria dei fenomeni atomici.

Per l’uomo contemporaneo è oggi ormai quasi banale l’asserire che tutto, nell’Universo, è energia della quale i corpi sono la manifestazione evidente. Si sa che onde radio, luminose o i raggi X sono tutte onde elettromagnetiche, c’è chi lavora all’unificazione della teoria generale di relatività con quella quantistica e chissà che: la nozione dell’anima umana e della calamita non trovi un nuovo assetto, comune ad entrambe, in un ridefinito oloverso vitale.


A PROPOSITO DI ATHANASIUS KIRCHER
di Eugenio Battisti

(Il testo è stato stralciato dalla introduzione al volume "ENCICLOPEDISMO IN ROMA BAROCCA" Ed. Marsilio, 1986, per gentile concessione dell’autore)

Ripensando a Kircher... ogni suo volume, cioè ogni campione cosmologico, scientifico, archeologico, è completamente sufficiente in se stesso, irripetibile proprio per la sua problematica, costituisce dunque una unità, non una parte di una serie come i volumi degli enciclopedisti cinquecenteschi, che una volta stabilita la formula poterono uscire senza eccessivo scadere di qualità anche parecchi anni dopo la morte dei loro autori. Ogni opera del grande erudito ha un po’ le caratteristiche dell’Arca di Noè, secondo la ricostruzione data nel celebre volume del 1675: è un piccolo mondo del tutto autosufficiente, ben pianificato nella struttura architettonica e soprattutto nelle provviste iniziali in modo da compiere, senza incidenti e carestie, il viaggio previsto, anzi capace, per così dire, di produrre nutrimento all’interno (molti degli animali introdotti nell’Arca, secondo calcoli di Budeo, ripresi da Kircher, erano destinati al nutrimento dei naviganti, ma altri, galline, pecore, ecc. producevano cibo). L’Arca insomma, oltre ad essere una splendida enciclopedia del mondo vivente, bene incasellato nel minimo spazio necessario, e quindi un microcosmo che includeva minerali (il sale, strumenti di lavoro, ecc.), vegetali (essa era letteralmente imbottita di foraggio e di paglia), era una sottile esercitazione linguistica giacché le specie da salvare erano quelle distinguibili per il loro nome, ma anche un grande supermercato vivente, che in parte si rinnova nei suoi cicli naturali. Anzi era un satellite con una completa ecologia; perfino gli scarichi bianchi servivano ad alimentare le vasche di pesci d’acqua dolce poste in fondo alla stiva. L’interpretazione moderna più convincente è in un film di Fantascienza, di qualche anno fa, che parlava di grandi serre sperimentali nello spazio, poi fatte esplodere o abbandonate in caduta libera attraverso la galassia. D’altra parte queste arche della vita o della sapienza, queste monadi culturali, sono il riflesso di un sistema più generale: esse sono pianeti che roteano lungo orbite in sottili modi intrecciate. Mi si lasci ricorrere ad un ultimo paragone: la ricostruzione della Torre di Babele secondo Kircher sarebbe uscita, a causa della sua altezza, fuori dal sistema, facendo rovesciare la terra per il peso eccessivo concentrato in un sol punto, ragionamento che nessuno prima di lui aveva osato visualizzare in modo tanto sperimentale, e che spiega logicamente il fallimento. L’autentico irrazionale, quindi, che potrebbe minacciare l’armonia cosmica, perché non debordi, è saldamente trattenuto dalla briglia o dal compasso di Dio. Insomma, mentre gran parte del fascino della cultura cinquecentesca ha un’origine lucreziana, e sembra il prodotto moltiplicante e nello stesso differenziante di un immenso caleidoscopio, di cui si possono cogliere solo le immagini frammentarie ma mai l’intero, ecco che il panorama ora cambia: le vene sotterranee del fuoco e dell’acqua, con i loro tremori, eruzioni, scaturigini sono in funzione d’una circolazione unificante ben ordinata, i turbini e i gorghi del mare sono frutti di correnti, che accompagnano la rotazione della terra, o sono stimolati da influenze celesti; per ogni tipo di rapporto interattivo inspiegabile in altro modo si spera di trovare una legge comune, sostanziata all’interno degli oggetti e delle persone e pur capace di espandersi, quella del magnetismo; sotto, anzi dentro ogni linguaggio, si presume esista un metalinguaggio universale ed eterno. Questa presunzione di unità, ed il considerarla non una legge statica, ma un meccanismo dinamico che sopporta anche punti estremi di tensione, idea che permise anche di riesumare la curiosità euristica dell’avverroismo conciliandola e potenziandola con il suo opposto, cioè l’afflato unificante della mistica neoplatonica, produsse in Kircher non teorie fisiche e filologiche corrette ma miti suggestivi e possenti. Ma perché la cultura filologica e scientifica non dovrebbe essere anche una lanterna magica, o una camera oscura da cui sgorghino non solo positive strumentazioni tecnologiche, ma emozioni e spettacolari sorprese?



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