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Speciale XLVIII Biennale di Venezia

 

HWANG BUSH-CHING
CHEN CHIEH-JEN
HUNG TUNG-LU

"CLOSE TO OPEN"
"VICINI ALL'APERTO"

TAIWAN PAVILLON
PALAZZO DELLE PRIGIONI
LA BIENNALE DI VENEZIA 1999

XLVIII ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ARTE

a cura di
Mun-Lee Lin
Jui-Jen Shih
Hai-Ming Huang
Paolo De Grandis
Ed. Taipei Fine Arts Museum
lingua inglese/cinese
74 pp. 22x28 cm.
ill. b/n e col.
ISBN 957-02-3802-X

"CLOSE TO OPEN/VICINI ALL'APERTO". Per il padiglione taiwanese sono stati selezionati, dal curatore Jui-Jen Shih, tre artisti, assai diversi tra loro per generazione e formazione, che hanno saputo creare all'interno del Palazzo delle Prigioni, tre spazi fittizzi dalle forti suggestioni: un simposio di conoscenza ed esplorazione, uno spaventoso luogo di esecuzioni e un mondo perduto di nuovi idoli. : Buh-Ching Hwang, il più anziano, classe 1948, ha vissuto la trasformazione di Taiwan da società agricola a paese capitalistico industrializzato . La sua installazione "Feast in the Wild" vuole invitare a riflettere sul mutamento della società taiwanese da conservatrice, inibita e monotona, a liberale, aperta e vibrante. Combinando il naturalismo dell'estetica orientale e i rituali radicati nella cultura taiwanese, l'opera "Feast in the Wild" creare uno spazio nel quale il pubblico si immerge in una calda atmosfera che rimanda all'essenza dei valori etici. Chieh-Jen Chen (classe 1960) ha realizzato fotografie in bianco e nero, manipolate al computer, di icone popolari sulla crudeltà e la natura umana. Con la sua "Computer Painting" integra metodi tradizionali di disegno e collage fotografici, realizzati con la tecnologia informatica, e crea "immagini storiche rispecchiate" che attingono al nirvana di stampo buddista e all'idea taoista di reincarnazione rispecchiata. Il risultato sono delle immagini virtuali, raccapriccianti e lugubri, che volutamente attraggono e schioccano, ma che ben rappresentano la tendenza di liberazione radicale del linguaggio e del pensiero presente nell'arte contemporanea taiwanese. Tung-Lu Hung, il più giovane dei tre, classe 1968, si interessa di problematiche della società e della cultura contemporanea, soprattutto di sottocultura giovanile analizzando il rapporto tra la moda e l'identità delle nuove generazioni. Il linguaggio iconografico viene poi realizzato per immagini fotografiche, nelle quali le icone delle divinità della religione vengono spinte verso il fondo per lasciare in primo piano i "super modelli" dell'industria culturale transnazionale del pop, che stanno coinvolgendo i giovani di tutto il mondo. (R.M.C.)


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