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Speciale XLVIII Biennale di Venezia

 

INTA RUKA
ANITA ZABILEVSKA
OJARS PETERSONS

PADIGLIONE DELLA
REPUBBLICA DI LETTONIA
XLVIII BIENNALE
VENEZIA 1999
a cura di:
Helena Demakova
Chiesa di S.Giovanni Novo

Vol.1
"Stories, Storytellers"
"Storie e cantastorie"
Pubblicato a cura del
Soros Center
for Contemporary Arts
Riga 1999
lingua: ital/ingl/lettone
94 p. 21x30 cm.
ill. b/n e col
.
ISBN 9984-9375-1-8
Vol.2
Inta Ruka
"My Country People"
"La mia gente di campagna"
"Mani lauku laudis"
Pubblicato a cura del
Soros Center
for Contemporary Arts
Riga 1999
lingua: ital/ingl/lettone
294 p. 21x30 cm.
ill. b/n e col
ISBN 9984-9375-0-X

 







Sotto il titolo "Storie e Cantastorie" sono stati presentati i lavori di tre artisti, scelti da Helena Demakova, a rappresentare la Repubblica di Lettonia alla 48a Biennale di Venezia. Inta Ruka (Riga 1958), Anita Zabilevska (Riga 1963), Ojars Petersons (Riga 1956) hanno trasformato la Chiesa di San Giovanni Novo in uno spazio espositivo unitario nel quale frammenti catturati della realtà sono stati espressi attraverso il linguaggio della fotografia e del video.
Inta Ruka ha iniziato a fotografare nel periodo in cui era al potere Brezhnev e la Lettonia apparteneva ancora all'Unione Sovietica. La sua serie di fotografie "My Country People" è un'analisi differenziata dell'individuo: una serie di fotografie, in bianco e nero, i cui soggetti sono gli abitanti di una piccola località di provincia, ritratti per un periodo di vent'anni. Esemplificativa la serie "Iveta Tavare", iniziata nel 1981 e portata avanti fino al 1999, che è la biografia di una ragazza di campagna originaria della regione di Balvi, ritratta dal momento in cui era ancora nel ventre della madre fino a quando, divenuta una giovane donna, lascia l'ambiente in cui è cresciuta e parte per Riga, la capitale, dove si dedica agli studi. Inta Ruka non coglie solamente i tratti esteriori dei soggetti ma soprattutto le loro storie di vita, storie di vita sconosciute e comuni che lasciano un segno indelebile nelle coscienze e rappresentano almeno un secolo di storia lettone.
La ricerca di Anita Sabilevska si sviluppa principalmente negli anni Novanta quando la Lettonia ha già raggiunto l'indipendenza. Il mondo che cattura con i suoi video sobri, o con la fotocamera a fermo immagine per videofotografia, dimostra la sua attenzione per la realtà. Ne è un esempio il video "Expansion no.4", studiato apposta per la Biennale, che affronta il tema della percezione sensibile e soggettiva della realtà e la sua connessione con i diversi campi, ancora inesplorati dai sensi umani, della percezione stessa.
L'arte di Ojars Peterson è maturata durante il periodo dei grandi cambiamenti storico-scoiali avvenuti alla metà degli anni Ottanta. Le sue opere si sono sempre confrontate con il tema dell'ironia e dell'illusione e sono riconoscibile dall'utilizzo del colore arancione, un colore "ironico", e dall'astraso ed incomprensibile messaggio "think pure". Forse un tentativo illusorio di mettere ordine nel mondo. L'opera "Orange story", realizzata da Peterson per la Biennale, è composta da una proiezione video che illustra l'interazione tra il mondo visibile, la facciata esteriore della vita delle persone, riflessa nei volti umani, e tutto ciò che essa nasconde.per rassicurare il funzionamento di questo mondo, in senso puramente sociale. .(R.M.C.)



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