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Ernst Ludwig Kirchner
Museo d'Arte Moderna
Città di Lugano

a cura di
Rudy Chiappini
testi di:
Giorgio Salvadé
Rudy Chiappini
Tayfun Belgin
Carla Schulz-Hoffmann
Titia Hoffmeister
Wolfgang Henze
Beat Stutzer
Enzo Di Martino
Barbara Oaktenghi
Ed. Skira
Ginevra-Milano 2000
338 pp.25x28 cm
180 ill. b/n e col.
ISBNN 88-8118-678-0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1905 a Dresda quattro amici, Ernst Ludwig Kirchner, Fritz Bleyl, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff, studenti di architettura e poco più che vent'enni, fondarono l'Unione Artistica "Die Brücke" (Ponte). Non avevano un'istruzione artistica neanche esperienze degne di nota, ma li accomunava una grande passione, forza di volontà e comuni aspirazioni; e fu così che si trovarono a segnare un'epoca. Era l'inizio delle nuove avanguardie, per intenderci, il momento del Futurismo in Italia, dei Fauves e del Cubismo in Francia e dell'espressionismo del "Blauer Reiter" e della "Brücke" in Germania. Tutte esprimevano il disagio esistenziale dell'uomo e dell'artista in una società che cambiava rapidamente e violentemente, ma i quattro amici del Ponte sembravano avere qualcosa di diverso...forse avere come leader riconosciuto, la figura carismatica di Ernst Ludwig Kirchner. Kirchner credeva fortemente "In una nuova generazione di creatori e di fruitori d'arte... in una gioventù detentrice del futuro e che vuole conquistare una libertà d'azione e di vita contro le vecchie forze così difficili da sradicare". Un concetto innovativo che poneva sullo stesso piano artisti e spettatori e che prospettava un'arte libera e critica nei confronti della società civile e delle accademie d'arte del tempo. Attraente, geniale, sensibile, Kirchner affascinava la gente, ma rimase sempre un isolato. Era ossessionato dal lavoro, che sentiva come una necessità vitale per esprimersi, disegnare (zeichnen) per lui significava veramente mostrare (zeigen): I suoi cicli produttivi (dai ritratti, alle scene di strada, il circo, i paesaggi) possono essere considerati una sorta di autobiografia spirituale, espressione dei suoi stati d'animo, delle sue ansie, di quel disagio psicologico, nato con la chiamata alle armi e mai superato. Contrariamente ai futuristi, che vedevano nella guerra una funzione purificatrice. gli espressionisti della Brücke la consideravano "un catastrofico giudizio universale" e Kirchner temeva ancor più della morte, la perdita dell'identità, della personalità spirituale. Un uomo che credeva nel ruolo morale e sociale dell'artista e che nel 1937 considerò "preferibile andare sull'alto monte dal quale non si ritorna" piuttosto che vedere distrutti i suoi quadri e considerata degenerata la sua arte.
(Tratto da "Kirchner, a Lugano l'avventura espressionista" di
Rosabianca Mascetti pubblicato dal quotidiano "Corriere di Como" 20 aprile 2000).
Il volume è stato edito in occasione della mostra "Ernst Ludwig Kirchner" presentata al Museo d'Arte Moderna di Lugano dal 19 marzo al 2 luglio 2000.

 


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