Mauro Germani
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(...) La scrittura di Mauro Germani disegna l'andamento netto e preciso di una prosa poetica di dolcezza e forza telluriche nella loro quasi insostenibile profondità emotiva. C'è ovunque l'impegno ribadito e costante di ritrovare la strada, ripercorrere il ricordo dell'oltre, di quell'eternità che si rinnova al nostro finaco tentando di decifrare l'amnesia più antica, ripercorrere la verità che sta sotto o a lato del passaggio cinico e indifferente del tempo. (...) Il libro di Mauro Germani è allora la sicura, lineare conferma di un'autentica poesia, di una personalità assolutamente originale e quindi realmente autonoma all'interno della poesia italiana di questi decenni. La stessa lettura comparata, dalle composizioni più antiche già conosciute e passate al vaglio della critica e quelle più recenti, risulta essere un crescendo all'interno di una Weltanschaung compatta e coerente; variano negli anni le tematiche ma cresce e si approfondisce armonicamente la visione di una parola poetica - da Germani tradotta caratteristicamente nei termini della prosa e spesso dell'aforisma sapeinzale - che non si arrende, che "scava a ritroso" fino ai bordi dell'enigma, fino a gettare veri e propri fasci di luce sull'origine del linguaggio e sul mistero dell'essere. (Dalla prefazione di Filippo Ravizza) (...) Luce del volto ovvero
dell'enigma della parola poetica alla ricerca della grazia, dal guscio
vuoto di una soggettività brancolante e dispersa al dono che
l'Assoluto fa di se stesso, consegnandosi alla prigione di un microcosmo
sofferente e votato al martirio che restituisce la vera vita. Mauro
Germani appartiene alla non folta schiera dei poeti in prosa, il cui
maestro ineguagliato rimane il Novalis della seconda stesura degli
Inni alla Notte. Ma il diretto antecedente del nostro autore,
specie riguardo alla riflessione inesausta sul linguaggio, è
con ogni probabilità quell'Edmond Jabés che in occasione
di un'intervista ebbe modo di dichiarare: "per uno scrittore,
ogni parola scritta nasconde un'altra parola del tutto inafferrabile
ma incessantemente differita e infinitamente più essenziale.
Verso questa parola egli tende". Anche in Germani, questo protendersi
a un orizzonte semantico in continua fuga da una verità cui
non è possibile rinunciare va inquadrato nel contesto che gli
è proprio, ossia in una dimensione religiosa e non puramente
simbolica, né tanto meno emotiva o estetizzante. (Dalla
postfazione di Mario Marchisio) |