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Adriano Parisot
Esistenza H - 1954
tempera su carta - cm. 33 x 50



A proposito di ESISTENZA H e POSSIBILITA' DELLA MATERIA: colloquio intrattenuto da Michele Caldarelli con Adriano Parisot nel mese di novembre 1987 in occasione della mostra "ÆSTHETICA MAGNETICA" tenutasi alla galleria d'arte Il Salotto di Como.

A. P.: ESISTENZA H e POSSIBILITA' DELLA MATERIA caratterizzano (anche come titoli ricorrenti) una serie di opere appartenenti a due momenti ben precisi della mia produzione.
M. C.: La visione, o meglio, la concezione della materia, come livello di esistenza fra una dinamica energetica e una qualità bruta della stessa, mi pare espressa dalle tue opere, non ne convieni?
A. P.: Il graduale passaggio dall' ESISTENZA H alla POSSIBILITA' DELLA MATERIA indica, come riferimento espressivo, le infinite occasioni (possibilità) che la "materia" genera, offre. E' significata, in questi due miei generi pittorici, la nascita, il germogliare della vita, tutto quello che ci circonda nell'aspetto della natura, dell'universo, dello spazio.
M. C.: Mi è parso di intuire, nelle tue opere in questione, una visione laica dello spirito o, viceversa, un senso spirituale della materia.
A. P.: Senz'altro...
M. C.: Se ci riferiamo ad ÆSTHETICA MAGNETICA e più precisamente all'anima della calamita, del mondo, come l'ho intesa, vi trovi affinità col tuo pensiero?
A. P. : Certo, infatti l'anima è proprio l'elemento che noi abbiamo a disposizione, generante questa possibilità infinita, come lo spazio che costituisce la materia e ne è costituito; è il divenire infinito della materia in tutti i suoi aspetti, in tutte le sue forme. In ciò sta il passaggio dalla ESISTENZA H alla POSSIBILITA' DELLA NATURA come testimonianza di un clima culturale vivo negli anni '40 - '50, anche se non con preciso riferimento all'energia atomica, quanto piuttosto alla potenzialità della natura...
M. C.: Una forza vegetativa universale ?
A. P.: Infatti: POSSIBILITA' DELLA MATERIA sta per potenzialità per di più infinita.
M. C.: Quella che la fisica moderna sta riscoprendo al di là del meccanicismo della fisica classica, riavvicinandosi, pur attraverso i mezzi della scienza, a nuovi, benché eterni, "misteri" che avvolgono il segreto della vita!
A. P.: In fondo il fascino dell'arte, della fisica, della scienza, sta proprio nella "infinita possibilità" ...
...ho conosciuto a Parigi dei matematici che si sono dedicati all'arte (fra questi, ad esempio, Serpan che era un grande matematico della Sorbona) e nelle conversazioni parlavamo di come arte e scienza si possano incontrare, pur avendo nature diverse, come ipotesi di poetica e spiritualità affine... ..il senso del mistero le pervade in modo simile.
M. C.: Il "caos" come organismo e come potenzialità costituisce dunque argomento comune di scienza e arte?
A. P.: Il "caos" è la possibilità della natura di accedere al "nuovo" , di ricostruire; il "caos" è di per sé già costruzione.
M. C.: Intendi con ciò un incontro fra determinismo e libero arbitrio, come visione di un ordine vivente della natura?
A. P.: Precisamente, perché ciò che a noi sembra "informale", nell'aspetto visivo, è intrinsecamente organizzato e ha già in sé le possibilità del "divenire".
M. C.: Allora ho intuito correttamente la tua poetica?
A. P.: Credo proprio di sì e vorrei aggiungere che il mio modo di lavorare ha sempre fatto riferimento al "mistero" della materia che mi ha sempre affascinato, e non desidererei proprio toccare il fondo delle certezze riferite alla natura e all'arte.
M.C.: Il carattere del "mistero" sta nel non avere soluzioni tranne quelle che rimandano ad altri interrogativi... è questo il suo fascino, non credi?
A. P.: Sì, è questa la grande magia, la sua grande bellezza... lasciateci il mistero!

 

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