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Galleria d'Arte Il Salotto via Carloni 5/c - Como - archivio storico documentativo
Gianni Secomandi
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Enotrio Mastrolonardo, "Successo del pittore Gianni Secomandi di Vercurago" recensione in La Stagione n. 1 - 1969

GALLERIA CADARIO

Dal 3 dicembre 1968 al 3 gennaio 1969, mostra personale di Gianni Secomandi, nato nel 1926 a Vercurago (Bergamo), dove vive e lavora, collaborando anche con alcuni architetti a Como e a Lecco.
E’ un nuovo Secomandi quello che ci viene incontro con lo sue ultime opere dominate da un enorme occhio di vetro, rappresentato da un proiettore o dallo specchietto retrovisivo di vecchie automobili, su ampi e distesi spazi bianchi.
Un occhio di vetro, pieno di una luce lontana in cui trascorrono immagini fugaci d’altri tempi, sensazioni inafferrabili, riflessi spenti di una vita perduta, dentro cui, come affascinati e abbacinati, immergiamo il nostro sguardo per cercare di ritrovare qualcosa della nostra infanzia, per scoprire qualcosa di noi stessi che non avevamo ancora capito.
E’ forse l’occhio segreto della nostra coscienza, il misterioso occhio del mondo. Realtà e sogno, vita e fantasia. La forza dell’immaginazione, che in Secomandi è sempre viva, spontanea, sincera, anche quando sembra che le sue opere rispondano ad un preciso calcolo matematico o che siano il perfetto risultato tecnologico di una complessa operazione, in un sottile ed equilibrato rapporto di materiali, di oggetti, di ritmi, di spazi, attraverso un continuo lavoro di verifica e di controllo.
Le opere di Secomandi nascono, invece, dalla fantasia. Non sono prodotti di una perfezione tecnica, per quanto egli riveli anche una consumata abilità operativa; non sono frutti raffinati di un razionalismo intellettualistico, anche se la sua intelligenza creativa è sempre tesa verso i problemi estetici più attuali. Le sue opere scaturiscono dalla libertà della immaginazione, dalla poesia, ch’egli è riuscito a scoprire anche nella macchina, animandola con la sua sensibilità, con il suo spirito. con il tuo respiro profondo di uomo del nostro tempo sicuro del suo futuro, per poi elevarla a simbolo dinamico e sconvolgente della vita d’oggi.

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