Enotrio Mastrolonardo, recensione in Il Cenobio - gennaio 1978

L’artista ha esposto alla galleria Il Salotto di Como. Sarebbe errato credere che l’operazione plastica di Gianni Secomandi, semplicemente per il fatto che l’immagine visiva che, di volta in volta, si rivela non ha alcun riferimento con il mondo apparente, sia determinata solo da impulsi interiori o intellettualistici. Al contrario, è un’operazione che si serve di strumenti tecnici ben precisi e definiti, quindi reali, come, ad esempio, gli inchiostri e i pallini da caccia, per non parlare dei mezzi espressivi come le combustioni e l’annerimento del foglio con il fumo. Un insieme di materiali variamente usati ma sempre in funzione visiva, quindi realistica.
Ma è la profonda e sottile fusione di questo insieme strumentale che non è più veristica, perché il processo di razionalizzazione sintetica, attraverso cui è ottenuta, nasce da un’esigenza intellettuale e da una visione mentale, dentro cui le varie componenti fisiche e materiche assumono la massima chiarezza e precisione, la stessa che, agli occhi del fruitore, dovrebbe averne fa tradizione visiva, solo ch’egli possedesse un’adeguata preparazione estetica.
Chiarezza e precisione non sono esclusivamente mentali, perché sono il risultato di una duplice e sincrona operazione dell’artista: interlocutore come stimolo ed oggettiva come esecuzione. Due fasi diverse parallele nello svolgimento ma sottilmente convergenti, attraverso indagini materiche e verifiche matematiche, in un’ampia e intensa visione di una realtà che va oltre il vero comunemente inteso cui lo spirito creativo dell’artista dona un profondo significato umano.

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