Romano Leoni, "Gianni Secomandi"
in Uomo e Immagini - dicembre 1964
Flash per Gianni Secomandi
Difficile parlare di questo pittore, che possiede a sommo grado una
capacità di razionalizzare il sentimento della luce e delle forme,
fino a farne un’equazione cartesiana; è certo comunque che è proprio
la radice filosofica, l’essere e la consapevolezza dell’essere nel
mondo, che lo porta a risultati così decisivi; nessuna concessione
alla materia, che non sia saldamente equilibrata da altra materia,
nessun rilievo che non sia anche presenza e contrapposizione razionale
dei fondi, sia esso rilievo, un filo alluminato o uno specchio variamente
lavorato.
Dal buio della tela (fondi per lo più scuri o neri) si stagliano le
configurazioni che hanno luce propria o che richiamano la luce; dalla
esattezza di superfici per lo più rigorosamente geometriche (ellissi,
rettangoli, quadrati) si hanno per contrasto filiformi liricità e
altrettanto geometriche forme specchianti, non meno rigorose, nell’insieme,
dei fondi. E’ certa la figurazione simbolica della luce illuminante
(eidetica) che sorge dal fondale della ragione, una luce d’altro ordine
che non quella meramente materiale, riordinante il caos della pura
gestualità od espressività, indice di una lettura assidua ed attenta
della natura (è nato e vive davanti a un lago) e di una superiore
ragione filosofica (Cartesio, Pascal). Parole grosse, si dirà, ma
quando, come in questo caso, l’uomo investe tutta la sua figuralità
facendone l’unica, l’essenziale ragione di vita. il segno che ne rimane
nella tela non è destinato più al gusto mondano di un momento, ma
permane patrimonio vivo e stimolante di calde speranze, di fiducia,
nonostante tutto il grigiore e la mediocrità che spesso ci circonda.
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