Eligio
Cesana - presentazione, Galleria Vinciana, Milano - 1982
ATTRAVERSANDO L’AVANGUARDIA
Gianni Secomandi ha sempre incrociato da navigatore solitario nelle
acque frequentate dalle avanguardie, nella giustificata convinzione
che è importante scandagliare anche fuori dalle rotte segnate sulle
carte ufficiali. Scomodità e rischi di questa autonomia di percorsi,
possono infatti venir compensate da risultati imprevedibili: soprattutto
quando si riesce ad integrare certe proposizioni teoriche, con altri
significati che sembrerebbero inconciliabili, ma che alla resa di
fatti rivelano un’efficacia pregnante.
Così, nel periodo in cui sperimentava le proprietà espressive di materiali
inusitati, Secomandi, non riservava minor attenzione alla necessità
di un’architettura rigorosa delle immagini; in questo modo il discorso
strutturale si arricchiva di sottili fragranze, coniugando felicemente
le mozioni razionali con quelle della sensibilità.
Lo stesso fenomeno si è ripetuto quando Secomandi è passato dalla
considerazione di uno spazio e di un tempo astratti da ogni riferimento
esterno all’io, per desumerli dalla realtà cosmologica circostante.
Malgrado il rigore scientifico delle premesse, perché la successione
dei segni segue puntualmente quella dei moti astrali, il discorso
di estrazione concettuale diventa felicemente espressivo: per la sensibilità
specifica dei segni grafici e per la loro sorprendente capacità di
dialogare con gli innesti di materiali amorfi.
Anche il colore che Secomandi ha introdotto solo di recente nel suo
repertorio di segni, è stato assunto come il risultato di una sperimentazione
metodica, perché derivato dall’analisi dello spettro solare. Ma nel
momento in cui i colori primari si liberano nello spazio dell’immagine,
non sono soltanto i dati di una vicenda fenomenologica, ma assumono
una comunicatività immediata.
Per questi tramiti, ogni operazione compiuta da Secomandi si rende
disponibile per più ordini di lettura: ma il pregio più concludente
è che i diversi momenti si differenziano solo concettualmente, perché
in realtà si integrano così a fondo da creare una comunicazione omogenea,
dove convivono razionalità ed emozioni, rigore metodologico e poesia.
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