Giovanni Valentini


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Dal 1960 ad oggi Giovanni Valentini non si è negato nulla: esplorazioni biosferiche, ecosistemi delle savane, ambienti climatici subacquei, procedimenti di ibernazione, coltura di cellule. Valentini analizza i contenuti di quello che chiama "il ciclo biologico" o "la cibernetica delle cellule"; adopera anche tronchi d'albero, spugne marine, fossili vegetali e mille altre angherie del naturale. Fin da giovanissimo - già nel 1956 - sperimentava alluminio e altri metalli speculari; nel 1971, a Milano, tenne una singolare esposizione alla storica Galleria Apollinaire di Guido Le Noci; nel 1974 sbaragliò ogni audacia a carattere estetico, inventando una mostra sul tema dell'olfatto (4000 aromi naturali!)
Valentini è un inquilino dello sterminato condominio della fantasia e, inoltre, frequenta l'infinito spazio mentale della deduzione. Erbe, radici-aggregati di miliardi di cellule-nebulose, galassie, aurore boreali, riferimenti astrali hanno, come dire, un lato speculativo e, allo stesso tempo, una componente allucinatoria, favolistica, teatrale. Valentini si è dedicato all'invenzione veridica o verosimile, ma tutta mentale, di qualcosa che esiste non solo perché è sperimentabile, ma perché è materia di suggerimenti, interrogativi, enigmi. Dunque l'autore si pone quesiti intorno alla complessità del pianeta. E poco importa se lo spettatore non conosce il processo grazie al quale i pigmenti chimici assorbono la luce o se non è in grado di decifrare una formula chimica; i misteri e le malie dell'Universo non saranno per questo meno seducenti.
Valentini, nella sua ricerca, si rivolge a tecniche reali e ci racconta che noi (e il mondo da noi abitato) siamo modelli di complessità organizzata. Dove c'è vita c'è un modello e dove c'è un modello è attuabile la ricerca scientifica.
Ma cosa c'entra con l'arte tutto ciò, che rapporto esiste tra forme, colori, volumi, giustapposizioni di prospettive e la ricostruzione di certi tipi di nebulose, per esempio?
"L'arte è fatta per turbare, la scienza per rassicurare" diceva il pittore cubista Braque. E' una delle tante possibile definizioni dei complessi rapporti tra arte e scienza. Artisti e scienziati, nel nostro secolo, si sono spinti entrambi al di là del visibile, verso le grandi strutture dell'Essere, per esempio quelle dell'atomo nella fisica, o la struttura nascosta degli oggetti nel Cubismo. L'Arte del Novecento trasferisce l'evento estetico in quello conoscitivo e su questo terreno individua trame e organizzazioni intrinseche che si assomigliano straordinariamente. Valentini imbraca l'universo intero nelle maglie di calcoli pedanti, e fantastico è il risultato. Da un lato c'è il procedimento accurato, la regola scientifica e dall'altro il vedere che tutto, dagli astri agli uomini, gli animali, le piante, fa parte di un piano senza fine, un progetto quasi sacro che è eterno e immutabile.

Lea Vergine


GIOVANNI VALENTINI nasce a Galatina (Lecce). Ancora adolescente lascia la Puglia dove non può fare attività di ricerca d'avanguardia, non essendoci i presupposti, come terreno favorevole, e si trasferisce nel triangolo Napoli-Roma-Milano. Qui studia e realizza le sue idee artistiche. In tale periodo conosce Lucio Fontana e allaccia con lui rapporti di stima. A Roma conosce Argan, non ancora noto al grande pubblico, e, insieme ad un altro amico-studente anche lui giovanissimo, stabilisce con lui un rapporto bellissimo e non più ripetibile.

Tiene numerose personali a partire dal 1960, a Lecce, Napoli, Roma, Milano. A Milano, negli anni '60 realizza in mostre personali, alcune delle sue vagheggiate idee di Arte-Scienza. Si ricordano, tra le personali più note, quella alla Galleria Rizzato-Whitworth-Diagramma (1967)e quella alla Galleria del quotidiano "Il Giorno" (1969). Nel 1971 tiene una personale nella storica Galleria Apollinaire, allora nel periodo della sua massima espressione. Sempre nello stesso anno è il vincitore morale del Premio San Fedele (Milano). il suo progetto viene giudicato il migliore in assoluto dalla giuria di artisti internazionali, e, in conseguenza, ne realizza una complessa mostra personale di Arte-Scienza. Nel 1974 tiene una personale alla Galleria Internazionale "La Darsena" a Milano in esplorazioni olfattive. Nel laboratorio sperimentale, appositamente allestito, sono presenti 4000 aromi e profumi tratti da tutto il globo terrestre. Ne parlano alcuni quotidiani, tra cui, il Corriere della Sera e le principali riviste mondiali d'arte. Tra queste Art Press, Art in America, Flash Art, Arte 2000, Opus International, Art News, Human Design ecc.

Tiene successivamente, sino ad oggi, diverse personali. Ha partecipato a numerosissime mostre di gruppo e di linea avanzata in Italia e in tutto l'Occidente. Ha inoltre lavorato e prodotto il suo lavoro in molte zone dell'Africa. In Africa ha eseguito studi sugli ecosistemi delle savane e delle giungle (1960-1990). E' stato il primo artista a lavorare sugli ecosistemi mondiali, invitato più volte da Musei e importanti istituzioni straniere a collaborare in mostre ecc.


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