Filippo Panseca


per ingrandire le immagini
cliccare sulle miniature


IL PRESENTE PERMANENTE DELL'IMMAGINE

La ricerca tecnologica costituisce da sempre l'asse portante del modo di procedere di Filippo Panseca: il parametro al contempo lucido e poetico della sua filosofia del progetto creatore.
Già nel 1965, dà vita, a Palermo, al Gruppo Sperimentale Temposud, e porta avanti le sue ricerche nel campo dell'elettronica nel corso di numerosi viaggi negli Stati Uniti tra il 1966 e il 1971. Nel 1968, fonda a Roma e a Milano lo studio DiPPi, e partecipa, col gruppo Mid, alla XIV Triennale di Milano. Nel 1970, realizza "Lili", che io stesso presento alla galleria Apollinaire di Milano: un modulo componibile all'infinito, a duplice accensione intermittente, e di una durata di vita di tre anni.
Si susseguiranno, di lì a poi, una lunga serie di sfere e di progetti caratterizzati da un'autonomia interna di comportamento. "Sola", "Light", "Time", "Moon", "Doball", per la Galleria del Naviglio di Milano realizza un pendolo elettronico a luce stroboscopica.
Un particolare interesse per la reazione chimica di alcuni colori con la luce lo porta ad eseguire i suoi primi quadri "monocromi simpatici", destinati a scomparire col tempo. Nel 1973, in seguito ad un ulteriore viaggio negli Stati Uniti, approfondisce la sua esperienza nel campo dei materiali plastici bio e fotodegradabili per progettare poi opere urbane, di rapida decomposizione, non inquinanti per l'ambiente. Dal 1975 al 1985, porterà a termine centinaia di monumenti urbani non degradabili, da sostituire ai "landmarks" esistenti.
Sempre all'avanguardia, scopre la dimensione operativa più spettacolare della nuova tecnologia: la diffusione multipla illimitata. Egli sperimenta la possibilità di trasmettere opere d'arte via satellite, simultaneamente e in tempo reale nelle gallerie delle più grandi città del mondo. Abbiamo fatto insieme varie realizzazioni a Milano, presso la Ranx Xerox, nel 1975.
Panseca spingerà molto avanti l'idea di una produzione multipla di massa. Il 17 e 18 gennaio 1976, il quotidiano "La Repubblica" esce in tutte le edicole accompagnato da un'opera originale dell'artista, con una tiratura di 330.000 esemplari, venduta insieme al giornale e al suo stesso prezzo, vale a dire 150 lire. Nell'ottobre dello stesso anno è la volta del mensile "Prova Radicale" (50.000 esemplari, 700 lire) e il primo gennaio 1977, del settimanale "ABC" (250.000 copie, 350 lire).
Durante tutti gli anni ottanta continuerà le sue esperienze "fotodegradabili" alla Biennale di Venezia e, soprattutto, alla Triennale di Milano. Il più celebre esempio di "assenza nella presenza" è costituito dalla "Vittoria Effimera", degradabile nell'arco di trenta giorni, che egli colloca sulla mano tesa del Napoleone di Canova nel cortile dell'Accademia di Brera.
Attraverso questa ricca biografia ci è facile cogliere la dimensione eccezionale di Panseca nel panorama contemporaneo dell'arte italiana, la grandezza della sua fantasia immaginativa, e la sua forza premonitrice nel campo della manipolazione tecnologica.
La guerra del Golfo lo incolla, come tutti noi, davanti alla televisione. L'esperienza lo porterà a pubblicare due album di fotogrammi stampati al computer; un vero capolavoro del giornalismo d'arte, un importantissimo momento per la computer painting.
L'atelier di Panseca è diventato la più futurista delle sale macchine contemporanee. Qui è stato elaborato il sistema computerizzato "Swart", neologismo derivante dalla fusione delle parole "swatch" e "art": il riferimento all'orologio-gadget svizzero si commenta da solo.
Dall'inquadratura fotografica alla elaborazione grafica, alla stampa, tutto è computerizzato. Il sistema permette la diffusione immediata dell'opera in qualsiasi parte del mondo. Rende inoltre possibile la realizzazione di un distributore automatico di opere d'arte, grazie all'utilizzazione combinata delle telecamere e della computer graphic. Panseca predilige in modo particolare ritratti, autoritratti, effigi di biglietti di banca, allegorie di uomini politici e di star. Questo eclettico personaggio, è pittore, designer, fotografo, regista, cineasta. Ma le sue molteplici attività non hanno soffocato in lui la forza dell'emozione, la potenza dello stupore. Il suo modo di concepire l'arte deriva direttamente dal suo amore per la vita, immagine e sostanza della comunicazione. Il circuito di produzione e di diffusione immediata e illimitata di Filippo Panseca è un po' come l'uovo di Colombo. Bisognava pensarci. Ma chi aveva il diritto morale di pensarci per primo, se non lui, l'eterno mago dell'elettronica, il Peter Pan del 2000 che sogna di ricoprire il pianeta di una pioggia di immagini teleprodotte e telecomandate. E' già da molto tempo, e io sono il primo a testimoniarlo, che Filippo vive nel 2000. Non parlategli quindi di angoscia da fine millennio, di duplice bilancio di secolo e di millennio.
Panseca si è stabilito una volta per tutte nel presente permanente della sua creazione. Si sente perfettamente a suo agio in questa società post-industriale, così ricca di immagini vitali, che egli è in grado di captare, fissare e spargere ai quattro venti. Provate, se ne avete la possibilità, a vivere al ritmo di Panseca e delle sue immagini: sentirete il grande brivido del suo umanesimo, il pensiero di fondo che anima la nostra condizione post-moderna, e che ci fa vivere il presente come un bellissimo sogno ad occhi aperti.

Pierre Restany, Milano 17 marzo 1992


FILIPPO PANSECA è nato a Palermo il 5 marzo 1940. Dal 1968 vive a Milano. E' docente di pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera di cui è stato Direttore Vicario. Ha partecipato a numerose rassegne d'arte in Italia e all'estero. E' stato anche invitato alle Quadriennali di Roma, Triennali di Milano e Biennali di Venezia.

Ha esposto alla Galleria Il Salotto di Como per la prima volta nel 1975 con "Botticelli + Leonardo & Panseca".

Ha fondato sull'isola di Pantelleria un museo d'arte contemporanea: il Panseca Museum.


© Il copyright relativo alle immagini delle opere appartiene ai rispettivi autori.
Per contattarli o per informazioni sul loro lavoro potete scrivere all'indirizzo:

miccal@caldarelli.it

HOME