Archivio Attivo Arte Contemporanea
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La galleria d'arte Il Salotto di Como
presso la propria sede di Caglio (Como)


piazza Vittorio Emanuele 8

presenta
un omaggio a Giovanni Segantini

"TRA PITTURA E FOTOGRAFIA"

Un'indagine sullo sviluppo delle possibilità espressive dell'arte
a cavallo tra pittura e fotografia.

 

La mostra "Tra pittura e fotografia" è stata organizzata nell'estate 1999 nella sede espositiva di Caglio della Galleria d'Arte Il Salotto, in omaggio al pittore Giovanni Segantini in occasione delle celebrazioni per il centenario della sua morte. Giovanni Segantini (Arco di Trento 1858 - Maloja-Grigioni 1899), durante un soggiorno a Caglio, nel 1885 dipinse "Alla stanga" quadro che nel 1886 gli varrà la medaglia d'oro all'esposizione di Amsterdam e successivamente l'acquisto da parte del Governo Italiano per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. "Alla stanga" diede un svolta in termini di successo alla carriera di Segantini ma anche in termini di ricerca formale. Ci vollero circa sei mesi per realizzare questa prima grande opera, lavorando ogni giorno, tempo permettendo, con l'aiuto di tre uomini che trasportavano la tela sul pascolo, di una fanciulla come modella, oltre agli animali che venivano tenuti nel campo e riportati ogni volta. Dal punto di vista tecnico il quadro segna un passo decisivo nel procedere artistico di Segantini: egli non lavora più solamente sulle velature, sulle trasparenze del colore, ma sulla forza della materia del colore, sull'impasto, mescolando i colori sulla tela o sulla tavolozza, concentrandosi sulla resa della pennellata e usando contemporanemanete spatola e pennelli di varia misura. Da ultimo l'ambientazione. l'altipiano e la catena di montagne abbracciano volutamente un ampio panorama, senza un particolare punto di visione, la realtà viene superata e i due paesi contigui di Sormano e Caglio risultano uniti in un unico scenario infinito. Pianura, altipiano, montagne, sono composti sulla tela in una sequenza narrativa parallela e sovrapposta su cui il cielo, ridotto ad una linea stretta, proietta fasci di raggi di sole perpendicolari creando un effetto di controluce. L'atmosfera che ne risulta trasforma il paesaggio in una sorta di epopea della vita contadina, della sua bellezza e della sua miseria e fa di "Alla stanga" quadro centrale del passaggio della fase naturalistica di Segantini a quella simbolista "Poiché la mia povera, piccola anima in attesa era vuota e muta, gli spiriti del lago e dei monti vi scrivevano le belle gesta ardite" sono parole di Hermann Hesse che troviamo propria nella prima pagina del suo " Peter Camenzind" (1904), sorta di libro autobiografico, dove la natura ora amica e consolatrice, ora nemica e scatenante, gioca un ruolo costante e determinante nella vita del montanaro Peter alla ricerca di sé. Affine la vicenda di Giovanni Segantini, che faticando a controllare il suo carattere irruente, turbolento, avverso a qualsiasi costrizione fisica e mentale, trova nell'arte e nella natura ispirazione e nutrimento per la sua anima inquieta. "Bella, straordinariamente bella era il giorno in cui la vidi alla galleria d'arte. Lei non s'accorse di me, che stavo seduto in un angolo per riposarmi e sfogliavo il catalogo. Era in piedi vicino a me, davanti a una grande tela del Segantini, tutta immersa in contemplazione. Il quadro rappresentava alcune contadine al lavoro su un alpeggio magro, sullo sfondo di monti ripidi e dentellati che ricordavano il gruppo dello Stockhorn, in un cielo fresco e luminoso spiccava una nuvola color dell'avorio, dipinta con inarrivabile maestria che colpiva al primo sguarrdo per la sua massa stranamente aggomitolata e avvolta su se stessa: si vedeva che il vento l'aveva impastata e appallottolata allora allora, e ch'essa si preparava a salire er allontanarsi adagio. Era evidente che Elisabeth la comprendeva perché era tutta assorta in contemplazione e la sua anima abitualmente celata si era nuovamente mostrata sul volto, sorridendo appena dagli occhi che apparivano più grandi, addolcendo in una molle piega infantile la bocca troppo piccole e approfondendo la ruga rivelatrice di un'intelligenza fin troppo acuta fra le sopracciglia. La bellezza e la veracità di una grande opera d'arte costringevano la sua anima, bella e verace anch'essa, a mostrarsi svelata. Io me ne restai tranquillo, osservando la bella nuvola del Segantini e la bella ragazza affascinata dalla sua vista. Poi, colto dal timore che lei girandosi mi vedesse e incominciasse a discorrere, perdendo nuovamente la sua bellezza, m'affrettai a uscire dalla sala senza farmi notare". Sono sempre parole prese da "Peter Camenzind" una bella pagina d'amore, una dichiarazione mai fatta di Hermann Hesse alla sua amata. In realtà Peter-Hermann ammette che la fanciulla non era in realtà così bella, ma è il suo essere assorta davanti al quadro di Segantini che la trasforma, che ne fa risaltare l'anima. Complice una nuvola che grazie al magico gioco di luce del lucifero pennello di Segantini sembra crearsi e scomparire sulla tela come in uno spezzone filmico e ancor meglio crearsi direttamente nel momento stesso in cui la si guarda. Al di là del pretesto narrativo di Hesse, viene da pensare che l'arte dovrebbe essere proprio così, cosa si chiede ad un'opera d'arte, semplicemente di fare da tramite con la nostra anima, di essere attuale, stimolante, di trasmettere sensazioni, essere un mezzo convertitore di immagini del proprio tempo. Segantini sembra esserci riuscito perché ha saputo rinnovarsi nella tecnica, nella ricerca di luce e colore, e attualizzarsi modernizzarsi nella costruzione dell'immagini ricercando un punto prospettico che gli permettesse di dare ampio spazio al racconto sulla tela. Tutti elementi che ritroviamo nel dipinto "Alla stanga" composto sulla tela come una "inquadratura fotografica". Segantini del resto non era estraneo a questa tecnica:poiché il fratellastro Napoleone nel 1873, per toglierlo dai guai che il suo carattere turbolendo gli procurava, tentò di prenderselo a bottega a Borgo Val Sugana e instradarlo alla professione di fotografo. Vi resterà per un solo anno per ritornare poi ai suoi studi di pittura e all'Accademia di Brera, ma qualcosa di quel periodo gli rimase perché quando possibile faceva fotografare i suoi lavori prima della consegna al committente, affidandoli all'obbiettivo dei migliori fotografi dell'epoca. Il paese di Caglio, il personaggio Segantini e il suo quadro "Alla stanga" sono stati dunque pretesto e materia per una sorta di esperimento, iniziato già la scorsa estate con una prima mostra intitolata appunto "Tra pittura e fotografia", intesa come strumento di indagine sullo sviluppo delle possibilità espressive dell'arte a cavallo tra pittura e fotografia. Una chiave di lettura che ha fatto sì che alcuni degli artisti partecipanti rimaneggiassero addirittura la "ripresa fotografica" segantiniana, stravolgendone l'immagine con mezzi elettronici e sottolineandone l'originale scarsa rispondenza del dipinto al reale paesaggio individuabile fra Caglio e Sormano. Altri ancora hanno aderito al progetto, lavorando sulla percezione visiva e sulle possibilità espressive sia dei media tradizionali che tecnologici, dal video alla computergrafica, dalla macrofotografia all'olografia perché l'arte non è solo negli oggetti che essa crea, è anche nell'atto della creazione, nell'utilizzo dei suoi strumenti e nei modi di diffusione.

Rosabianca Mascetti


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