Archivio Attivo Arte Contemporanea
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Lucio Perna - antologia critica

Il pensiero semplice
di Lucio Perna

Dipingere il vuoto, l'invisibile, lo spazio, la luce
o il buio ti proietta improvvisamente nel
misterioso, nel fantastico e ti crea uno stato di
gioioso isolamento che concilia la tua
riflessione che sollecita la tua meditazione.

Puoi avvertire il tuo spirito e finalmente sentire
e restare con te stesso con la tua esistenza.
Svanisce ogni esterno rumore e persino il
brulichio quotidiano.

Evadi insomma ma ti riconquisti.

Percepisci un nuovo rumore che non avevi mai
avvertito. Il rumore nei grandi silenzi, il rumore
della tua circolazione sanguigna, il fracasso
del tuo respiro, il fruscio dei tuoi pensieri. Stai
acquistando e scoprendo in un momento la
tua vera dimensione di essere infinitesimale
rispetto al grande vuoto; prendi conoscenza
della tua relatività e ti abbandona finalmente
quell'illusione di immortalità nella quale stai
vivendo.

Riesci a chiudere gli occhi e a vedere
immagini irriconoscibili ma in movimento.
Frammenti di luci e di ombre che si
compongono e dissolvono rapidamente,
cambiano di colore e di intensità come lo
spazio nel quale galleggiano, senza un criterio
sul quale tu possa intervenire. Ti riportano però
ad altre immagini, queste riconoscibili, ad altri
contrasti ad altre indifferenze ed avverti il
senso del vano e dell'illusorio.

Scopri in un momento di essere vittima ed
autore di grandi e piccoli inganni e ti consola
l'averlo scoperto.

Tutto questo dura una frazione di tempo
infinitamente piccola ma sufficiente per
somministrarti la gioia di un pensiero semplice.


I "Miraggi" di Lucio Perna
di Pedro Fiori

Per un artista attuale come Lucio Perna - la cui ricerca espressiva si muove all'interno di uno spazio internazionale che definii anni fa "parallelismo interattivo delle ricerche d'oggi" - l'identità espressionale coincide con una personalità problematizzante e con la coralità di una "iconologia-in-divenire": proposta, semanticamente, come "rivelazione del simbolo": la realtà interpretata come "miraggio": "illusione vissuta", sensazione del mistero. Basta analizzare infatti la problematico divenirale che è stata - ed è - il nucleo semiologico attorno al quale si è sviluppata da tempo - Perna cominciò a dipingere a 20 anni - la sua storia artistica. Lo si vede dalle anteriori esperienze linguistiche: la figuralità emblematizzante delle "Sirene" e gli "inganni" delle "Reti" strutturali (lavori realizzati dal 1972 al 1980), le successive "Maschere" (della metà degli Anni 80), che interpretavano l'ancestrale e l'onirico attraverso l'universo dell'inconscio, fino ad arrivare a questa odierna e simbolica ricerca dei "Miraggi" (le "Carte"), iniziata nel 1990. Il periodo più importante della sua creatività, a mio avviso, dove Perna - sintetizzando le precedenti esperienze e seguendo un processo multimediale - ha raggiunto un suo linguaggio personale, una sua originalità strutturante ed espressiva.
Perno nasce a Palmi (Reggio Calabria) il 19 aprile 1946. A vent'anni si trasferisce a Milano dove abita ed opera. In quale spazio estetico va situata questa iconologia dei "Miraggi"? La risposta è legata all'evoluzione del concetto "arte": cercare di "assiomatizzarlo" è come riproporre la realtà del "noúmeno kantiano". Sappiamo che la scienza verifica fatti della realtà biologica, cosmica. È logica, razionale. L'arte - la poesia, la musica - costruisce "fatti" della sensibilità. E quindi una "realtà emotiva". Appartiene appunto alla "realtà dell'inconscio", alla "verifica dei sentimenti".
Dai primitivi agli artisti d'oggi tale "concetto" è andato evoluzionando, estendendosi, (una dialettica di affermazioni-negazioni) fino a trasformarsi, direi, in un "labirinto dell'arte". Perché? Perché l'arte è vita, divenire, mistero. È alla radice un problema di espressione: la sua libertà non potrà mai essere "imprigionata". La sua storia dell'arte ne è stata, del resto, l'inevitabile conferma. Duchamp stesso - "rivoluzionario estetico", corifeo dell'arte dell'idea-oggetto e "padre" di certe tendenze odierne - ha definito per "canonizzare" la sua concezione. Per dirlo con una metafora: l'"Oggetto estetico" è stato, è, e sarà sempre un "fantasma". La sua identità è la libertà. Questo mio "excursus" estetico-filosofico ci conduce al mondo immaginativo dei "Miraggi" perniani.
Negli Anni 60, il concetto di "storia lineare dell'arte" delle Avanguardie storiche veniva sostituito dal Neoespressionismo tedesco (la Transavanguardia verrà dopo) con un ritorno alle fonti per ispirarsi e ricrearle: un ritorno al primo espressionismo tedesco.
Era la "ri-visitazione" che privilegiava la ciclicità. Un modo originale di far continuare l'espressività.
La ricerca di Perna va infatti collocata in questa dimensione di una continuità della rivisitazione. Questo nuovo concetto estetico era stato definito allora, in un mio scritto, "Avanguardia ciclica" basata sull'assiologia della "ciclicità dell'arte". Lo spostamento del significante sposta appunto il significato nel contesto.
In un suo viaggio in Mauritania, Perna era rimasto colpito dall'immagine del deserto, aveva sentito il sortilegio della "sensazione d'infinito" che si sprigiona da quella immensità. Simbiosi di cielo e sabbia come una magica dimensione che gli occhi non possono limitare. Ora si potrebbe dire che in quell'attimo rilevante Perna "ha toccato l'infinito". Il suo "inconscio-memoria" ha rielaborato poi, attraverso la fantasia, quella magica dimensione.. Da quel sortilegio nascono i suoi "Miraggi". È una mia interpretazione. E infatti questa "poesia d'infinito" la prima sensazione che ci attrae, che ci affascina nei dipinti di Perna, palpitanti di battiti del mistero, di una simbiosi spazio-colore-segno. Perna ha esteso la sua iniziale visione di deserto a tutta la Natura, sentita e simbolizzata come realtà di una visione infinita. "Pittore dell'infinito", potrebbe essere chiamato.
Durante un nostro dialogo Perna mi disse: "Io faccio pittura con le carte". Ha ragione. È l'idea di un artista d'oggi che sa che, per esprimersi, i materiali sono diversi. Ciò che conta infine è il risultato. Un affermare dunque il processo multimediale (carte, olio su tela, tecniche miste), ricorrente in differenti tendenze attuali. Attraverso l'idea degli ampi spazi, delle stesure piene di sensibili colori uniformi, timbrici, di una essenziale segnicità risalta in Perna l'assimilazione vitale di certi valori delle Avanguardie storiche (figurali e astratte) e di altre del dopoguerra. La sua opera emana un "rituale del colore": poetici, musicali azzurri, blu, sabbia, viola, rossi, verdi, metafisici bianchi, grigi, sembrano lasciare le superfici in un "volo di luce" che ci avvolge. Le sue carte cromatiche stratificate creano l'immagine mediante interazioni strutturate da sovrapposizioni, giustapposizioni, tagli e strappi convergenti e divergenti: e d'improvviso, nello spazio, le ondulanti linee di frattura e i percorsi del segno bianco generano il movimento: come se un "deserto cromatico" e un cielo e un mare e un oceano infiniti apparissero davanti a noi. Sono le metamorfosi della Natura trasformatesi qui in simboli visuali attraverso l'emotività di Perna. Un artista che ci rivela l'"universo di una pittura" fatta d'infinito.

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