Molto prima della reale possibilità di affrontare i viaggi spaziali,
l'uomo ne immaginò in ambito letterario tentando di dare credibilità
ad avventure con destinazione extraterrestre. Già Luciano di
Samosata nel II secolo ne descrisse una nell"Icaromenippo"
e molti altri racconti ne seguirono attraverso i secoli, talvolta
anche con implicazioni tecniche come, per eccellenza, nei romanzi di
Jules Verne. Molta strada era però ancora da percorrere, prima di
concretizzare quello che così a lungo era rimasto solo un sogno,
fino al lancio del primo oggetto nello spazio: lo Sputnik 1 nel 1957
da parte dell'Unione Sovietica. Le
motivazioni ideali all'origine dei viaggi spaziali e
dell'astronautica sono state molteplici e variabili nelle diverse
epoche storiche. L'esplorazione dell'ignoto, il progresso
scientifico, quello tecnologico e la competizione internazionale tra
le potenze del nostro pianeta sono stati i motori più forti e,
grazie ai sempre più sviluppati mezzi tecnologici, si sta
configurando ora un nuovo programma di esplorazione spaziale, prima
torneremo sulla Luna per poi proiettarci su Marte e, più in là,
nello spazio profondo e ci si chiede in prospettiva quale potrebbe
essere un "Bagaglio Culturale" ideale per i futuri
astronauti. Sono
ormai passati trent'anni da quando Emilio Alberti prestò una sua
piccola opera per la mostra tematica: "Bagaglio Culturale"che
nel 1993 avevo organizzata nonché pensata come itinerante e che
viaggiò fino in Finlandia. L'idea guida che la sosteneva, riguardava
la necessità di tutti a creare il proprio bozzolo da viaggio, vera
"navicella spaziale" eccellente metafora del contenitore,
valigia, borsa o baule che fosse, caricato degli oggetti desunti dai
"diari" delle esperienze vissute dai partecipanti:
revéries, ricordi e impressioni mutati in oggetti tangibili,
conservabili, trasportabili... L'organizzazione dell'itinerario non
fu preordinata se non dovuta agli incontri che mano a mano si
verificavano lungo una sorta di labirinto intellettuale quanto
poetico lasciato al caso e alle affinità di pensiero. Quella
del labirinto come metafora della conoscenza è stata un'idea che a
lungo ha nutrito le mie riflessioni di vita e, a quanto pare, anche
quelle di Emilio Alberti che ne ha derivate numerose opere, sia in
pittura che in scultura, tanto che nel 2014 ci siamo cimentati in una
kermesse sul tema proponendo un convegno e ponendo in mostra alcune
delle sue opere/libro (già allora in nuce intese come "bagagli")
a confronto con una selezione di libri antichi e rari sul tema, negli
spazi della Biblioteca Comunale di Como. Le
opere di Emilio Alberti che in questa nuova mostra: "Bagagli
Galattici" possiamo osservare, o più compiutamente ricordare
della sua produzione artistica passata, concretizzano oscillazioni,
metamorfosi, istanti percettivi. Sono l'interpretazione simbolica del
flusso del divenire nella fattispecie di meridiane, pendoli, gnomoni,
labirinti, specchi d'acqua, onde e vortici, galassie... e non da
ultime "Chiocciole Cosmiche". Il tutto giocato sul filo
della reminiscenza, del ricordo di viaggio come resoconto di un
personalissimo Grand Tour, come avevamo già sottolineato nel 2020 in
occasione della sua omonima rassegna allestita in Villa Mainona a
Tremezzo, argomentando attorno al fil rouge fornito dalla
"Hipnerotomachia Poliphili" (1499) di Francesco Colonna:
"Tutte le cose umane altro non sono che sogno e, nel contempo,
del sogno si ricordano molte cose degne in verità di essere
conosciute". Ora,
come ultima frontiera di questo sogno universale, abbiamo deciso di
proporre al pubblico: "Bagagli Galattici", valige, bauli,
contenitori "in cui tutto sta" come testimonianza e
proiezione intellettuale, permettendo al corpo delle cose di
avvicinarsi all’anima percorrendo e vivendo un mondo parallelo
sospeso fra realtà e immaginazione, connettendo e sovrapponendo ciò
che è e ciò che si desidera sia o avvenga.
Michele
Caldarelli 2023
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