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COSMOGONIE
il grande mistero dell’universo esplorato da
Paolo Barlusconi
progetto culturale interdisciplinare a cura di Michele Caldarelli

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Castello dei Pico - Mirandola (Modena) 17 settembre 2009
ORE 21.00
convegno

Cosmo e Cielo
a cura di Michele Caldarelli

organizzato nell'ambito della rassegna COSMOGONIE
in occasione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia (IYA2009) indetto dall'ONU
e del 400° anniversario del primo utilizzo del cannocchiale da parte di Galileo Galilei

IL CIELO NELLA CULTURA MEDICA DEL QUATTROCENTO
Il Liber de Homine di Gerolamo Manfredi, accademico, medico e astrologo alla corte dei Bentivoglio.
di: Chiara Milani.

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L’analisi storiografica di un manuale di medicina del sec. XV, il Liber de Homine di Gerolamo Manfredi, edito per la prima volta a Bologna nel 1474, ha messo in luce in quale misura i saperi del medico interagivano tra loro e soprattutto quale ruolo giocavano, nell'analisi minuziosa del corpo umano il concorrere di discipline antichissime.
Manfredi, accademico, medico e astrologo alla corte dei Bentivoglio,  all’epoca signori di Bologna, ha raccolto e cercato di spiegare l’efficacia dei saperi che formano tra tradizionale ars medica: il medico del Quattrocento diagnosticava mediante la riflessione sulle cause e sugli effetti di tutto ciò che concorre a turbare la sanità dell'uomo alterandone l'originario equilibrio; prescriveva terapie desunte dalla tradizione empirica all’interno di un quadro  cosmologico generale derivato della cosmogonia tradizionale.
Il medico dell’epoca si muove infatti all'interno di un paradigma culturale ancora medioevale: "il suo pensiero, secondo l'ideale medioevale della totalità, s'estende ancora all'insieme del cosmo spirituale e fisico “ (Ernst Cassirer).
Un esempio è l’analisi minuziosa del corpo umano che veniva condotta attraverso la fisiognomica, metodica medica antichissima, legata alla chiromanzia e sottoposta all'astrologia.
La seconda parte del Liber de Homine è incentrata quasi completamente sulla fisiognomica, disciplina che richiede abilità squisitamente individuali, come acutezza di osservazione e capacità di analizzare e dedurre quadri sintomatologici da un grandissimo numero di elementi eterogenei, tra i quali i segni che il cielo ha impresso in ogni uomo e che solo un altro uomo colto poteva comprendere.
Se la medicina era in realtà il medico stesso nel momento in cui indagava empiricamente il corpo dell'uomo, questo esame avveniva a latere di una lunga riflessione sul ruolo della ratio all'interno della disciplina medica, nell’ambito di un orizzonte che conciliava l’empiria  alla medicina razionalista, dove le fratture tra le due metodiche avvenivano sul piano del metodo e si risolvevano  nel rifiuto o nell'accettazione dell'analogia.
Nel Liber de Homine l'analogia ha un ruolo preminente in quanto metodo di indagine privilegiato dai medici aristotelici, da coloro che seguendo Aristotele si definiscono razionali, perché l'analogia permette di dominare la "selva delle somiglianze" cioè la realtà fenomenica, collegando microcosmo e macrocosmo e giustificando così l'astrologia diagnostica.
Ecco allora che il medico-filosofo e astrologo Manfredi, ha superato, mostrandolo concretamente nel Liber de Homine le divergenze tra le due posizioni: per lui l'esistenza e la sofferenza sono connesse a dati di fatto, leggibili in una realtà di cui fanno parte le manifestazioni  più vicine e quelle più lontane, come le congiunzioni astrali.
La fisiognomica, metodo diagnostico che collega l'aspetto al carattere, si pone come scienza dell'interpretazione dei segni, visibili e invisibili, lontani e vicini ed era metodo scientifico grazie all'analogia. L’astrologia, che alla fisiognomica sovraintende, collegava poi microcosmo e macrocosmo.
Nel Liber de Homine non vi sono fratture tra la mente e il corpo, tra  cuore ed cervello dell’uomo che era protagonista della vita activa ma si sentiva legato alla natura e al mondo con un nesso indissolubile leggendo sé stesso come il garante dell’equilibrio tra a terra e il cielo.


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