Archivio Attivo Arte Contemporanea
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COSMOGONIE
il grande mistero dell’universo esplorato da
PAOLO BARLUSCONI
progetto culturale interdisciplinare a cura di
Michele Caldarelli

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COSMOGONIE
di: Paolo Barlusconi

Permettete anche ad un artista di citare due numeri: il primo numero è 13,7 miliardi, il secondo è 1. Molti avranno già compreso cosa rappresenti 13,7 miliardi: è il numero di anni che gli astrofisici attualmente attribuiscono al nostro Universo, dalla data del Big Bang fino ad oggi; al numero viene inoltre assegnata dagli scienziati la tolleranza +/- 0,2 (miliardi di anni!). Il numero 1 cosa rappresenta invece? Sta per un minuto secondo e si riferisce alla domanda che mi sono posto più volte: cosa c'era un secondo prima del Big Bang? Gli scienziati affermano che all'origine tutto l'Universo (centinaia di miliardi di galassie) fosse "concentrato" in una sfera avente le dimensioni di una palla da football. Quando appresi per la prima volta queste nozioni, esse mi lasciarono letteralmente sconvolto: non so trovare un altro modo per esprimere ciò che provai. Faccio ricerca artistica da 35 anni e quando venni a contatto con simili concetti di astrofisica (circa sette anni fa) ne rimasi talmente impressionato da decidere che tutte le mie opere future sarebbero state cosmogonie. Ritenni difatti che la mia ricerca artistica dovesse avere una finalizzazione, non limitandosi a praticare la dimensione estetica, e soprattutto dovesse cercare di dare una interpretazione del mondo di cui facciamo concretamente parte. Ecco dunque che il Cosmo si pose al centro della mia attenzione come pretesto per parlare dell'essere; l'Universo, con la sua quasi incommensurabilità, si presenta come una delle più grandi manifestazioni dell'essere. Nella mia ricerca artistica dunque la problematica cosmogonica si innesta così in una dimensione più grande, di carattere ontologico: cogliere l'essenza dell'esistere. Un granello di sabbia, l'uomo, l'universo: tutto è, tutto esiste. I filosofi hanno dato diverse interpretazione dell'essere (l'essere è e non può non essere, ecc.); le varie teorie ontologiche sono spesso in contrasto tra loro, ma tutte cercano di capire la realtà. L'etimo del termine "cosmogonia" contiene il concetto di "generazione" e, relativamente a ciò, mi interessano sia le considerazioni di carattere scientifico sia le interpretazioni di carattere mitologico o fantastico; gli spunti per la mia ricerca nascono pertanto dalle varie visioni del cosmo che la storia dell'uomo ha prodotto nei secoli. Quindi buchi neri e stringhe cosmiche si pongono sullo stesso piano di stimolo creativo delle visioni del mondo delle civiltà mesopotamiche o precolombiane: un calendario azteco può essere interessante come la più recente teoria astrofisica, anche perché contiene in sé vari riferimenti, anche di carattere matematico. Ed eccoci giunti alla matematica… Anche prima di occuparmi di cosmogonie, la matematica è sempre stata presente nelle mie opere, sia a livello cosciente sia a livello inconscio; io non appartengo a quella categoria di artisti cosiddetti gestuali o dell'action painting, che eseguono l'opera di getto, bensì a quella schiera che programmano razionalmente l'opera, nel senso che prima di eseguirla stendono un progetto, sia pure in forma di disegno o schizzo, con indicazione di dimensioni, materiali e finiture. Questo tipo di ideazione, viene elaborata tenendo presenti regole matematiche (come ad esempio quella denominata sezione aurea, da me molto usata), in base alle quali l'opera viene strutturata secondo rapporti di equilibrio la cui ragion d'essere è scandita dai numeri. [...] Le cosmogonie realizzate con materiali e oggetti seriali di uso quotidiano e di produzione industriale, secondo una tecnica da me usata da diversi anni, ancora da prima di introdurre la ricerca cosmogonica, sono frutto di una "rivisitazione" degli oggetti a livello formale, a prescindere dalla loro funzionalità. L'oggetto diventa così il mattone, il modulo con il quale creare l'opera; si potrebbe parlare di una "metamateria", cioè di una materia che va oltre la propria funzione originaria oppure anche di una "trasfigurazione" dell'oggetto di uso comune. [...] In "Caosdisk" ad esempio mi sono ispirato ad una delle leggi della Teoria scientifica del Caos, teoria nata per lo studio e l'interpretazione dei fenomeni detti appunto caotici, cioè quelli che non possono essere ricondotti alle leggi della fisica classica. In particolare l'opera fa riferimento alla legge detta della "autosomiglianza", in base alla quale un ente o un fenomeno si presenta sempre formalmente simile, qualunque sia il fattore di scala sotto il quale lo si esamini; esempi tipici ne sono la foglia della felce o il profilo della costa marina. L'opera, a forma di compact disk, è realizzata mediante l'assemblaggio di un certo numero di CD. Il passo successivo potrebbe essere quello di realizzare un'opera della dimensione della sala in cui ci troviamo, costituita a sua volta da tanti moduli uguali all'opera esposta. [...]

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