Dove andiamo a mangiare?...
dall'Angelo a Campoè

...la tavola, per me, resta ancora un rito. Tutto va gustato, consumato, assimilato con estrema lentezza e partecipazione. Si deve sapere se c'è olio o burro, se il maître ha usato la panna per far rinvenire il piatto; se il piatto è di prima cottura (espresso) oppure riscaldato con bravura. Se la verdura è di provenienza da orto nostrano o da grossista, ed il vino è di quello fatto con serietà dalle innumerevoli case sparse su tutto il territorio nazionale. Pane a parte, di cui purtroppo se ne è persa da anni la fragranza, con il surrogato grissino, sulla tavola ci deve essere sempre, il salino, il grana non impaccato dall'umidità, il tovagliolo pulito e preferibilmente sempre di stoffa. Lo Chalet di Campoè è immerso in un bosco di noci e castani, ed anche se vicino ad un campo in sintetico multiuso, calcetto e tennis, resta un angolo unico sulle nostre montagne, che penso se già esistente al tempo del Segantini, avrebbe convinto il pittore dell'inutilità di cercare spazi più ampi al Maloja. Si perché sul prato sottostante, oltre al barbecue gigante in sasso si possono trovare i cavalli o gli asinelli del Bubu, ed anche se non visto, qualche cinghiale, che di notte più di una volta ha visitato il ristorante. C'è dunque tutto: la natura intonsa, il verde, l'aria buona, i profumi di montagna, ed anche il "Pizzaiolo" perché il locale è pure pizzeria. Vuoi per l'ubicazione fortunata vuoi per la gentilezza ed il sorriso dei gestori, quello dell'Ornella ha l'effetto di un Moment per chi ha il mal di testa, il locale è sempre pieno, ed i commensali sono delle più svariate provenienze ed origini...
...La qualità, quando sui fornelli c'è il Bruno, è favolosa. Così per le pizze, quando l'Angelo è ispirato. Il condimento più saporito per tutti i commensali sono i sorrisi e le premure della bella Cinzia...

Tratto da un breve racconto di
Renzo Arcelli - 1999