Filippo Avalle
"La casa pesce"
modello sculturale in plexiglass - 1998
cm. 60 x 35 x 17
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La tradizione più nota
ricorda la costruzione di Cnosso, architettura dai mille cunicoli,
o le caverne dei riti iniziatici come riferimento iconografico, ma
vero è che il labirinto ideale possa essere il deserto, in ogni punto
uguale a se stesso e ugualmente mutevole. Le dune, nella infinita
varietà morfologica e insonni sotto la spinta del vento, perennemente
ingannano la vista e la memoria dei luoghi. Avalle le conosce bene
e si destreggia nel tentativo di ritrarne la fisionomia apparente;
il labirinto, tema esplicito delle opere precedenti, sottende anche
la problematica degli olotratti. Il corpo e per eccellenza il volto,
per Avalle, costituiscono il luogo infinito degli eventi, anamorfosi
sfuggente di una verità nascosta e apparentemente svelata dal ritmo
del respiro. Come osservando il proprio viso allo specchio, se ne
coglie frontalmente la fisionomia mentre ruotando il capo i tratti
sfumano lentamente nella nebulosa della visione periferica, così gli
olotratti si polverizzano in miriadi di frammenti ad una visione disassata
rispetto al piano dell’opera. Avalle ci suggerisce uno spiazzamento
della visione centralizzata. Il volto labirinto di Humbaba, della
epopea babilonese di Gilgamesh, potrebbe ravvisarsi come antenato
iconografico degli olotratti di Avalle. La visione del volto, la configurazione
corretta, equivalgono simbolicamente alla conclusione del viaggio
labirintico intrapreso entrando virtualmente nell’opera. Volti e corpi
epifanici popolano le architetture più recenti di Avalle, in una “prospettiva”
di navigazione, come per eccellenza in “Gaia’ fluttuanti nello spazio,
persi nella galassia dei possibili eventi. Si tratta di corpi aichemici,
Atanor rilucenti quanto imprendibili eppure ben fisici e vivi nella
configurazione organica delle parti. Rebus, monstra, prodigi, quasi-automi
di antica reminiscenza, le figure che Avalle va costruendo stupiscono
l’osservatore che si perde nella dimensione delle virtualità percettive,
incapace di coordinare la simultaneità delle visioni parziali se non
per mezzo dello “sbirciare” prospettico con un occhio chiuso. Come
nel labirinto, luogo delle contraddizioni, necessita astuzia per eludere
l’inganno; il filo di Arianna sta nel dis-correre dialettico con le
opere in un continuo vai e vieni dello sguardo e dell’attenzione critica.
“Labor init’ il lavoro di Avalle prende quotidiano avvio secondo i
ritmi del cuore e del respiro, ai quali concede particolare attenzione,
traducendo il “qui ed ora” inesauribile della vita in immagini oracolari.
Personaggi, eventi di una particolare Weltanschauung, vivono nelle
sue opere coinvolgendoci in una nuova poetica della “corporeità” che
fa propri i caratteri della intuizione scientifica e della visione
artistica.
Michele
Caldarelli
Filippo Avalle - note biografiche
Filippo Avalle nasce da madre svizzera
e padre italiano a Chêne-Bougeries (Ginevra) il 13 ottobre 1947. Al
momento della sua nascita era trascorso circa un anno dalla pubblicazione
del Manifiesto Blanco di Lucio Fontana, maestro ideale che
gli avrebbe lasciato un'eredità artistica da sviluppare.
La famiglia inizialmente vive a Varese. Dopo il trasferimento a Milano,
il giovane Avalle, che già da piccolo si cimenta nel copiare quadri
famosi, riceverà lezioni di disegno.
A Torino, dove in seguito la famiglia si trasferisce per l'incarico
del padre come docente di filologia romanza all'Università, Avalle
si iscrive al Liceo artistico. Nel suo studio, in una casa disabitata,
fa i suoi primi dipinti ad olio su tela: da sfondi metafisici si staccano
personaggi intimisti. Segue un periodo di dipinti su legno ('quadri-forma')
che riprendono motivi delle avanguardie storiche e in cui egli tenta
il superamento della bidimensionalità e della cornice.
Viaggia alla scoperta di musei e luoghi d'arte in Italia e dopo è
la volta di soggiorni in Inghilterra, dove dipinge e vende i suoi
primi lavori. Decisiva è l'estate del 1966 per il consolidamento della
sua scelta professionale e per l'incontro con la giovane olandese
Helma Maessen con la quale si sposerà tre anni dopo. Insieme visitano
musei olandesi, francesi e tedeschi, dove l’artista non solo si aggiorna
sulle nuove tendenze, ma approfondisce anche la conoscenza della pittura
fiamminga.
Negli ultimi anni '60, mentre è iscritto all'Accademia Albertina di
Torino, nello studio della casa di ringhiera di Piazza Gran Madre,
Avalle compone le cosiddette 'vetrine', ossia rappresentazioni polimateriche
(stoffe, carta stagnola, lamiere, carta vetro e legno). Fa seguito
a questa fase il periodo delle 'terre' che raffigurano paesaggi naturali
fatti di sabbia, terra, legno e paglia.
Dopo il matrimonio, si trasferisce nella casa-studio di Lungo Po Cadorna
5 interno, dove organizza mostre personali e collettive. Nel 1970
egli ha la possibilità di lavorare per un breve periodo al Centro
Polimero Arte di Castiglione Olona, dove sperimenta l'impiego del
metacrilato che diventerà il materiale privilegiato per le sue opere.
Se Avalle aveva già accolto nel taglio della tela di Fontana l'indicazione
di un'ulteriore dimensione dello spazio, ora può intraprendere concretamente
il suo percorso artistico 'oltre Fontana'. Questo materiale plastico,
con proprietà di trasparenze e opacità, nasconde e rivela uno spazio
tridimensionale che va oltre la tela.
Nel 1971 nasce la figlia Saskia e nel 1973 la giovane famiglia si
trasferisce a Milano nell'appartamento di Via Stendhal 65, dove l'artista
inizialmente lavora.
Viene a contatto con l'ambiente culturale milanese e conosce Guido
Le Noci, proprietario della Galleria Apollinaire. In occasione di
una mostra personale presso il Centro Rizzoli, diretto da Vittoria
Piazzoni Marinetti, egli redige con Giovanni Bottiroli il Manifesto
per una ripresa rivoluzionaria dell'arte (giugno 1974). Le Noci
si convince a "fornire il passaporto" ad un artista in cui
crede: viene così finanziata la prima grande opera realizzata nello
studio di Via Liutprando a Milano e il relativo progetto: Helma
Opera - Labirinto e Opera Labirinto, oltre alla pubblicazione
del libro omonimo, scritto sempre in collaborazione con Bottiroli.
A lavoro ultimato (1975) Helma Opera-Labirinto viene esposta
per un anno intero nella Galleria Apollinaire.
Per la seconda grande opera, Labirinto senza filo d'Arianna
(1976), poi acquistata dalla B & B Italia di Novedrate, Avalle
trova un prezioso collaboratore nella persona di Maurizio Aprea. Si
inaugura quindi la 'bottega' di Via Liutprando che viene in seguito
trasferita in Via Roncaglia 25, vicino al laboratorio di Bruno Maiocchi
che farà conoscere ad Avalle i filtri interferenziali.
La Galleria Philippe Daverio inaugura nel 1976 la prima personale
di Filippo Avalle, e Paolo Baldacci scrive l'introduzione alla monografia
dell'artista. In seguito i due galleristi decidono per un finanziamento
di Avalle e inizia un periodo di sentita collaborazione da entrambe
le parti.
In questi anni si amplia la rete di conoscenze e si fanno le prime
mostre all'estero: nel 1977 Avalle partecipa alla X Biennale di Parigi
e nel 1978 la terza grande opera, Incendio a Beaubourg, finanziata
da Sergio Consonni, viene trasferita per un anno e mezzo presso
il Wilhelm Lehmbruck Museum di Duisburg, su iniziativa dell'allora
direttore Salzmann.
Avalle inizia da autodidatta i suoi studi di architettura e scienza
delle costruzioni.
Nel 1979 viene realizzata per la Galleria Daverio la quarta grande
opera, La Feroce. Carlo Bertelli, allora Sovraintendente alle
Belle Arti di Brera, propone di esporla al Palazzo Citterio in cantiere.
In questa sede ha luogo una delle più belle e particolari mostre personali
dell'artista (1981). In una delle sale si erge il cartone preparatorio
per Atlanta Opus Epicum, figura umana psicosomatica. Sono anche
esposti gli studi per questa quinta grande opera, realizzata in metacrilato
nel 1982.
Nel 1981 l'artista visita il Canada e New York su invito dei Grandi
Magazzini Eaton di Montréal che affittano La Feroce per un'esposizione
nell'ambito dell'iniziativa "Promozione Italia".
Di ritorno in Italia cominciano i lavori alla casa-studio di Brienno,
sul Lago di Como, dove la famiglia si trasferisce nel 1983.
I contatti di Avalle con Milano rimangono vivi, come anche la presenza
delle sue opere all'estero: egli torna in Francia, stavolta a Lione
(ELAC, 1984), e a Monaco di Baviera alla Galerie im Lenbachhaus
(1983), grazie all'intervento dello storico dell'arte Vittorio Fagone.
Tra i curatori della mostra "Aktuell 1983" ci sono Armin
Zweite e Dieter Ronte.
La pubblicazione di Opere 1974-1986, segna il termine del periodo
di finanziamento della Galleria Daverio, che nel 1987 promuove una
grande mostra personale dell'artista.
Nello stesso anno nasce il figlio Jacopo Zeno.
Avalle ora cerca la via delle opere su commissione. Inizialmente si
concentra su una serie di "olotratti", ritratti stratigrafici.
Gli interessi per l'architettura continuano ad essere coltivati parallelamente,
e Avalle si trova pronto per la sesta grande opera, Technopolis
(1987), un ‘ritratto d'azienda’ commissionato da Fabio Castelli, proprietario
della holding company CASTEK di Milano.
Incendio a Beaubourg è nel frattempo collocata come prestito
temporaneo per dieci anni al Refettorio del Palazzo delle Stelline,
sede del Credito Valtellinese a Milano.
Da tempo Avalle sta approfondendo i suoi interessi per l'architettura
e per l'illuminotecnica.
Per il CERN (Centro europeo per la ricerca nucleare) di Ginevra, egli
realizza una tensostruttura per il soffitto del Centro visitatori
(1989). Nella collezione “Arte moderna italiana” dell’editore Scheiwiller
esce una monografia dedicata all’artista, con un saggio di Franco
Monteforte Filippo Avalle: un percorso artistico dopo Fontana
(nr. 102, Milano 1990).
Nel 1991 tiene una mostra antologica alla Residenza San Damiano, nel
cuore di Milano.
L'anno successivo compie alcuni interventi artistici e funzionali
sulla nave da crociera Costa Allegra. Avalle idea e relizza per l'atrio
della nave un ‘obelisco solare’ in metacrilato con filtri interferenziali
e fibre ottiche.
Nel 1993 Volker W. Feierabend acquista Opera Labirinto, Helma-Opera
Labirinto e Atlanta Opus Epicum per la sua Fondazione V.A.F.
in vista di una collocazione museale permanente. Opera Labirinto
viene accolta da Dieter Ronte, direttore del Kunstmuseum di Bonn.
I contatti con i galleristi riprendono nel 1994. Per lo Studio Gastaldelli
di Milano Avalle prepara un ciclo di lavori che propone una rivisitazione
dello stile della architettura gotica.
Seguono alcune mostre in Olanda grazie alla mediazione dell'artista
olandese Jurrien Strelitski con cui Avalle stringerà rapporti di amicizia,
alimentati da una ricerca artistica anche parallela.
Il gallerista Mario Valente di Finale Ligure decide di lavorare su
Avalle. Dopo aver organizzato nel 1995 una mostra personale a Finale
e pubblicato un ampio catalogo, lo propone alle Fiere di Milano e
Bologna (1996). In questa occasione è l'Italia a far tornare Avalle
in Olanda per una esposizione a Schalkwijk (Utrecht) nel Contemporary
Art Centre. In seguito, Strelitski e Avalle presentano alcune loro
opere all''ESTEC (European
Space and Technology Centre) a Noordwijk.
Dal 1994 Avalle idea e realizza una serie di sculture luminose in
metacrilato e fibre ottiche e in tempi più recenti con led; le sperimentazioni
e applicazioni si manifestano anche in interventi architettonici e
di design con il medesimo materiale, oltre ai più tradizionali ferro
e legno: porte, separé, mobili , lampade per arredo interno.
Sarà lo stesso Valente a riproporre Avalle all'attenzione del pubblico
tedesco nelle Fiere di Colonia (1996) e di Francoforte (1997). È a
partire da quegli anni che l'artista partecipa con regolarità alle
fiere in Italia e all'estero.
Nella sua continua ricerca di una rinnovata integrazione di tutte
le risorse della pittura, della scultura, della architettura e delle
nuove tecnologie nella graduale costituzione dell' Opera Unica,
trovano anche spazio i due pannelli disegnati per Gaia - Habitat
interplanetario e il ciclo dedicato tra il '96 e il '97 a una
trasfigurazione fantastica dell'opera dell'architetto rinascimentale
Palladio, da cui nascerà una nuova serie di opere sul tema della casa,
esposte nell’autunno del '97 dallo Studio Gastaldelli di Milano. Nel
1998 una sua realizzazione si trova nello stand italiano all'Expo
di Lisbona sul tema Il futuro degli oceani.
Alla sua attività artistica Avalle affianca dal 1999 quella di
docente alla NABA (Nuova Accademia di belle Arti) di Milano.
Nel 2000 partecipa, insieme all'ingegnere Mario Dotti, col modello
sculturale Oasi al Concorso internazionale Milano 2001-III°
Millennium, che prevede la collocazione di una scultura davanti alla
Stazione Centrale di Milano.
Dall'autunno 2000 alla primavera 2001 l'artista realizza una grande
scultura luminosa Rugiada per il negozio Italmoda di Mosca.
Tra il 2001 e il 2002 concepisce un ciclo di lavori dedicati all'11
settembre 2001, esposti in una mostra significativa a Villa Erba (Cernobbio)
e presso Valenteartecontemporanea di Finale Ligure nel 2002. Nel 2003
l'artista esegue una scultura luminosa Fiat lux, esposta alla
fiera Intel di Milano e nell'autunno la inserisce in una mostra personale,
con un allestimento teatrale, presso lo Studio Gastaldelli.
Attualmente è in fase di lavorazione un ciclo di studi, disegni e
opere stratigrafiche e tridimensionali in metacrilato per una Via
crucis che verrà realizzata nella chiesa di Montegrosso in Piemonte.
Per il 2004 si prevede l'installazione permanente dell'opera Atlanta
Opus Epicum, della fondazione V.A.F., al Mart di Rovereto.