Emilio Alberti


EMILIO ALBERTI, TRA IL TEMPO E L' ETERNITA'

Emilio Alberti è lo scultore del tempo; la sua ricerca artistica da anni lontani sembra andare alla ricerca degli elementi essenziali, costitutivi della temporalità nel suo traboccare necessario nella spazialità. Il tempo, come spìega Aristotele, pur non essendo moto ha un legame necessario col movimento. Alberti coglie il tempo in costante relazione col movimento, ma con un movimento particolare come è quello del pendolo. Questo aspetto è essenziale, in quanto tradisce il fatto che nella ricerca di Alberti sia costante la rappresentazione del rapporto fra elemento mobile (temporalità) ed elemento statico (eterno). Il pendolo infatti si muove, ma il suo movimento più di altri può essere rappresentato mediante una somma di attimi statici. Nel moto pendolare c'è infatti un momento topico, che accade quando l'oscillazione cambia direzione. Tale evento è come l'origine del movimento, che in un istante nasce dalla stasi. Per Alberti non e possibile scindere le due dimendioni del tempo e dell'eternità, che necessariamente si tengono, costituendo in questo loro ordito l'orizzonte di ciò che esiste. " Racconti del solstizio " rappresenta mirabilmente questo intreccio originario ed elementare. Come il pendolo oscilla, rallentando gradualmente fino ad arrestarsi completamente prima di cambiare direzione, così fa il sole nel suo ciclo annuale. Esso compie un dietro - front stagionale lungo l'orizzonte, infatti il termine "solstizio" che definisce il primo giorno d'estate, significa "sole fermo". Nuovamente ritroviamo la stasi e il moto, l'eterno e il tempo, relati necessariamente. Col sole ci troviamo in presenza di un altro elemento fondamentale nella scultura di Alberti, la luce. La luce sembra essere, con evidente collegamento con una lunga tradizione mistico - filosofica, l'elemento mediatore fra l'assoluto e il relativo. La diffusione della luce è come il degradare dell'eterno verso la temporalità, un degradare che è anche un tenere necessariamente legato. Anche per Alberti l'eterno " sta " (elemento statico) dentro il moto come suo fondamento; è distinguibile solo mendiante una visione prospettica particolare, così come accade per esempio nel rilievo su tela intitolato "Cosmogonia ", dove troviamo una sfera decentrata, posta sotto un pendolo oscillante. Quì appare in modo assai suggestiva l'idea che il movimento e dunque la temporalità, non sono definibili se non a partire da un punto statico. Rimarrebbe da capire se vale per l'artista anche la relazione contraria. L'alone che accompagna il movimento dei pendoli di Alberti, è come il simbolo dell' illusorieta propria di quella visione delle cose che tendesse a coglierne solo l'aspetto fenomenico, prescindendo da qualunque ricerca del legame necessario che tiene insierne quelle cose stesse. I " racconti del solstizio" sono proprio il raccontare quel legame necessario. Sono il " contare ", il numerare in relazione allo stitium (stare), come accade nell'autentica esperienza del tempo. Il raccontare nasce sempre da uno stare, il racconto/narrazione è simboleggiato dal libro aperto su cui oscilla il pendolo. Il punto d' origine dell'oscillazione coincide col centro del libro, come si vede in " Racconto d'estate ". Per tornare ad Aristotele, secondo lo Stagirita il tempo non è costituito da istanti, ma è numerato dagli istanti; questo perché l'istante allude a qualcos'altro dal tempo, ovvero all'eterno. Il tempo nasce in un istante dall' eterno, così come i pendoli di Alberti in un istante si mettono in moto in una nuova direzione. Le sculture più belle da questo punto di vista sono " Del moto e della stasi " e " Stasi "; il fotogramma che rappresenta il pendolo nell'attimo della stasi da cui istantaneamente prende origine il moto, mette in scena stupendamente quella necessità paradossale insita nel rapporto fra tempo ed eternità, di cui erano consapevoli filosofi come Platone, Aristotele e S. Agostino. Abbiamo detto del ruolo centrale che nella ricerca artistica di Alberti ha la luce, e il suo rapportarsi con l'ombra come accade in " Teoria delle ombre ". La scissione luce / ombra allude alla coppia eterno ( stasi ) / temporalità (moto), la polarità originaría che sta a fondamento di tutte le cose. Lo spettro rifratto dei colori e posto in mezzo a questo polarizzarsi primario, come a rappresentare il frantumarsi dell'uno nel molteplice. Il molteplice fenomenico tuttavia non è banale Illusione e apparenza; esso appartiene a quella totalità di cui è la corteccia esterna. Un altro elemento fondamentale della scultura di Alberti, per esempio in "Solstizio" e "Solstizio d'estate"; è il prisma che rifrange la luce producendo i colori dello spettro, così come il raggio di sole filtrava attarverso i templi megalitici all'alba del solstizio nell'orologio di Stonehenge. Il prisma è quell'elemento cruciale attraverso il quale si compie il passaggio da!l'uno (la luce bianca) al molteplice (i colori); così come nell' istante l'eterno si fa tempo, la stasi diviene movimento. Il tempo e l'eterno si tengono stretti nel prisma, come nell'oscillare statico del pendolo; mute metafore di quel ritmo archetipico che " racconta lo stare del sole".

Gianfranco Giudice
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